Cultura

“La parola contraria” di Erri De Luca

Quando divori un libro in poco più di un’ora, quello è, senz’altro, un piccolo tassello che formerà la tua vita. È il tuo corpo che chiede di procedere nella lettura, di non fermarti. Vuole immagazzinare ogni emozione possibile, ogni brivido che può scappar via dallo sfogliare di quelle pagine.

Mercoledì scorso, ho acquistato e ‘ascoltato‘ “La Parola Contraria” di Erri De Luca. L’autore, con pungente ironia, con straordinaria fermezza, con invidiabile sapienza, porta il lettore in quella assurda vicenda che è la denuncia da lui raccolta a causa di un’intervista rilasciata un anno fa al giornale “Huffington Post”, in cui dichiarava: “la Tav va sabotata”, “la Tav non si farà”, “la Tav è inutile e dannosa”.

A seguito di quelle due frasi, lo scrittore napoletano fu querelato dalla ditta responsabile dei lavori sulla Torino – Lione per ‘istigazione a delinquere’, con il relativo rischio di scontare un pena da uno a cinque anni di reclusione.

Il volumetto, edito da Feltrinelli, è un vero e proprio sfogo dell’autore circa il suo pensiero in merito all’argomento. De Luca si fa portavoce delle popolazioni della Val di Susa e, soprattutto, incarna il ruolo, ormai scomparso, dell’intellettuale al servizio della propria gente, mosso da quelle ideologie di cui impregna i sui scritti.

“Attraverso il me stesso di quell’età” – scrive De Luca – “cerco d’immaginare cosa muova un giovane di oggi a esporsi in una lotta massicciamente diffamata e repressa come quella della Val di Susa […] Forse a questa persona non serve nessun Orwell che le racconti di una grande lotta di popolo (“Omaggio alla Catalogna” – ndr). Le basta sapere che esiste una volontà di resistenza civile, popolare, per unirsi. Ma se ci fosse nella sua occasione di lettura un Orwell di oggi che la inneschi, vorrei essere io. Proprio così, vorrei essere lo scrittore incontrato per caso, che ha mischiato le sue pagine ai nascenti sentimenti di giustizia che formano il carattere di un giovane cittadino.

Così introduco meglio che posso l’accusa usata contro di me: istigazione. […] Di fronte a questa istigazione, alla quale aspiro, quella di cui sono incriminato è niente.”

È questo, e non solo, De Luca nel suo impegno verso la Val di Susa e tutto il suo pubblico: uno scrittore che non solo smuove le coscienze, spingendole all’analisi di se stesse, ma le affianca nella lotta all’ingiustizia; uno scrittore che – rivendicando l’utilizzo della parola ‘sabotaggio’ – “accoglie di buon grado una condanna penale, non una riduzione di vocabolario”.

Non si tira indietro Erri De Luca, non ritratta le proprie dichiarazioni, non cerca di convincere i suoi accusatori di aver ‘male interpretato’, tutt’altro. Insiste, quasi rincara la dose, afferma con forza la libertà di espressione di cui non vuole smettere di godere.

“La Parola Contraria” di Erri De Luca è un piccolo capolavoro che dovrebbe scolpire la coscienza di ognuno di noi, che ci si trovi d’accordo o meno con le sue dichiarazioni. “Se la mia opinione è un reato, continuerò a commetterlo”. Dice lo scrittore nel suo volume. L’impressione che si ha, sfogliando la sua “Parola Contraria”, è che chiunque legga e faccia proprio questo libro, possa esserne dichiarato “complice”.

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