Cultura

LA PAROLA FERITA DI EDMON JABES, IN OCCASIONE DELLA PRIMA PUBBLICAZIONE IN LINGUA ITALIANA DE “IL LIBRO DELLE INTERROGAZIONI”

Mercoledì 20 Aprile ore 16

Sala Villani

Università Suor Orsola Benincasa

Via Suor Orsola 10, Napoli

La prima traduzione integrale in lingua italiana de “Il Libro delle Interrogazioni” di Edmond Jabès, un grande classico dell’umanesimo ebraico del Novecento, è stata l’ultima impresa editoriale del critico letterario Alberto Folin, membro del Comitato scientifico del Centro Nazionale di Studi Leopardiani, da anni docente di Scritture poetiche e di Ermeneutica Leopardiana all’Università Suor Orsola Benincasa. E sarà proprio l’Ateneo napoletano ad ospitare mercoledì 20 aprile alle ore 16 nella Sala Villani la prima presentazione campana de “Il libro delle interrogazioni” in lingua italiana curata per Bompiani da Alberto Folin, con un prestigioso un saggio introduttivo del filosofo Vincenzo Vitiello.

Una scelta non casuale perché proprio al Suor Orsola nel 1989 in occasione dell’uscita del suo ultimo libro “Uno straniero con, sotto il braccio, un libro di piccolo formato”, Edmond Jabès era stato per la prima e l’ultima volta a Napoli da scrittore famoso prima della sua morte nel 1991. Quasi trent’anni fa al tavolo dei relatori c’erano con lui Alberto Folin, Massimo Cacciari, Antonio Prete e Vincenzo Vitiello, che si ritrovano tutti domani al Suor Orsola, insieme a Corrado Bologna ed al Rettore Lucio d’Alessandro, per la presentazione de “Il Libro delle interrogazioni” in lingua italiana curato da Alberto Folin.

 

Il libro delle interrogazioni

L’opera, scritta tra il 1963 e il 1973, si sviluppa in sette volumi, nei quali la filosofia si intreccia con la scrittura poetica, diventando pensiero poetante, in un’interrogazione infinita che è testimonianza di vita e insieme ricerca di assoluto. “Solo il racconto è reale”, si legge in una delle prime pagine del libro. Ora, questo racconto è tutt’altro che la narrazione di fatti immaginati o rivissuti per il lettore: esso non è il risultato di una risposta a un’intima necessità rammemorante, ma, al contrario, la rivelazione di una continua precarietà tra il silenzio dell’assenza e l’ininterrotto mormorio della presenza. Se, da un lato tale precarietà dell’esistere è continuamente messa in forse da una ricerca priva di certezze, dall’altra è l’attestazione che l’essere è solo nella condivisione e non si oppone, come Parmenide voleva, al non essere.

La verità non appare nella risposta, ma nella domanda: un’interrogazione che presuppone sempre l’altro e non smette mai di risuonare, aprendosi così al volto singolare di chi quella domanda ascolta, accogliendola in modo ospitale. Così, interrogazione e risposta, identità e differenza sono accomunate da una stessa condivisione del nulla. Il Libro diviene lo spazio aperto di un’avventura che s’identifica con l’esistenza: ma, a scrivere non è un io che, nella sua arroganza, pretenderebbe di essere il presupposto di ogni divenire. A scrivere è l’Altro, ovvero l’assoluta alterità entro la quale l’io è inscritto: “Tu sei colui che scrive ed è scritto”.

Lungi dall’essere metafora della vita, il Libro è allora l’orizzonte in cui l’io, alla ricerca di un’impossibile identità, ritrova la sua libertà nel riconoscimento che la scrittura precede l’oralità, precede il grido, e dunque la scelta dell’io è in qualche modo destinata, poiché grido e voce sono da sempre inscritti nella traccia lasciata da un passaggio precedente, da un Dio che si sottrae perennemente, perché se è vero che l’uomo ha bisogno di Dio, altrettanto vero è che quest’ultimo, per essere, ha bisogno di lui.

 

Edmond Jabès (Il Cairo 1912 – Parigi 1991) è un autore francofono di origine egiziana. Proveniente da una famiglia ebraica, nel 1957 si stabilisce a Parigi dove instaura legami di amicizia con alcuni tra i più importanti intellettuali francesi del Novecento, come Lévinas, Blanchot, Derrida. Tra i libri usciti in Italia: Il libro delle somiglianze, Il libro del dialogo, Il Percorso, Il Libro dell’ospitalità.

Alberto Folin è membro del Comitato scientifico del Centro Nazionale di Studi Leopardiani di Recanati. Si è occupato prevalentemente delle poetiche moderne e contemporanee, indagando le possibilità speculative del linguaggio lirico in quanto tale. Ha pubblicato numerosi saggi di ermeneutica letteraria, con una particolare attenzione a Giacomo Leopardi. Tra le sue opere: Leopardi e la notte chiara (Venezia, 19942); Pensare per affetti. Leopardi, la natura, l’immagine (Venezia 1996); Leopardi e l’imperfetto nulla (Venezia 2001); Leopardi e il canto dell’addio (Venezia, 2008); Sott’altra luce. Leopardi nel pensiero del ‘900 (Verona, 2009); Costellazioni del pensiero. Scritture e poetiche dell’Occidente (Bergamo 2009). Intensa la sua attività di traduzione dalla lingua francese.

 

Vincenzo Vitiello, filosofo. A partire da Topologia del moderno (1992) la sua ricerca si è estesa dalla logica filosofica alla religione, all’arte e alla teologia politica. Presso Bompiani ha pubblicato Elogio dello spazio. Ermeneutica e topologia (1994; trad. tedesca parziale, 1993); L’immagine infranta. Linguaggio e mondo da Vico a Pollock (2014), e con M. Sanna: G. Vico, La Scienza Nuova. Le tre edizioni 1725, 1730 e 1744 (2012). Dirige, con Massimo Adinolfi, la Rivista “Il Pensiero”.

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