Londra, Carlo III è stato proclamato formalmente Re in una cerimonia ufficiale, al St. James’s Palace di Londra, dall’Accession Council, antica istituzione chiamata a certificare nel Regno Unito la successione dei monarchi, composta da parlamentari, alti funzionari pubblici, rappresentanti del Commonwealth e dal sindaco della City di Londra.
Il richiamo al rispetto dei doveri e dell’eredità di Elisabetta II ha dominato l’intervento del sovrano nella Sala del Trono, a due giorni dalla morte dell’amata madre, giovedì nella residenza di Balmoral, in Scozia,
« Come re sarò sostenuto dalla lealtà delle persone che sono stato chiamato a governare e verrò guidato dal consiglio del parlamento eletto, in un impegno da portare a termine per il resto della mia esistenza e con la vicinanza della regina consorte Camilla. Assumendo queste responsabilità mi sforzerò di seguire l’esempio ispiratore che mi è stato dato, sostenendo il governo costituzionale, e di cercare la pace, l’armonia e la prosperità del popolo», ecco cosa ha affermato Carlo III, prima di firmare i documenti di proclamazione. Alla cerimonia, presieduta dal ministro Penny Mordaunt e trasmessa per la prima volta in diretta tv, erano presenti il primogenito William, nominato Principe di Galles, la regina consorte Camilla e 250 personalità, dal neoprimo ministro Liz Truss e i suoi predecessori a Downing Street, Boris Johnson, Theresa May, David Cameron, Gordon Brown, Tony Blair e John Major, oltre agli arcivescovi di Canterbury e di York. Al termine, la proclamazione ufficiale è stata letta dal balcone del St. James’s Palace, accompagnata da colpi a salve a Hyde Park e alla Tower of London, prima dell’annuncio ripetuto anche alla Royal Exchange nella City ed in altre parti del Regno Unito.
È dunque cambiata la vita di Carlo, come egli stesso ha avuto di affermare nel suo primo discorso da monarca, in cui ha ricordato la promessa di Elisabetta al popolo, alla nazione, al Commonwealth: «Vi servirò con lealtà, rispetto e amore», aveva detto quando era ancora principessa. In tale direzione condurrà la monarchia anche Carlo III, ha ribadito, sottolineando come la madre abbia saputo coniugare «amore costante per la tradizione e accoglienza senza paura del progresso». Il re ha quindi ricordato come, nei 70 anni di regno trascorsi, la Gran Bretagna sia diventata «una società di molte culture e molte fedi, i nostri valori sono rimasti, e devono rimanere, costanti». Ha poi posto in evidenza la «particolare relazione e responsabilità del sovrano verso la Chiesa d’Inghilterra e ha promesso di rispettare i principi costituzionali al cuore della nazione, facendo poi cenno alle nuove responsabilità che lo porteranno inevitabilmente a dedicare meno tempo agli impegni precedenti. Il Regno Unito, commosso nel dolore per la perdita della regina, con folle di britannici che continuano a deporre fiori e messaggi ai cancelli di Buckhingham Palace e di altre residenze reali, si prepara intanto a dare l’estremo saluto ad Elisabetta.
Il feretro sarà trasferito dalla residenza di Balmoral al Palazzo di Holyroodhouse di Edimburgo; successivamente raggiungerà la cattedrale di St. Giles per una funzione alla quale parteciperà la famiglia reale. Martedì le spoglie sono attese a Londra. Da Buckingham Palace saranno poi condotte a Westminster, dove rimarranno esposte fino ai funerali solenni. Il 19 settembre, in base alle indicazioni fin qui raccolte, si terranno le esequie nell’abbazia, secondo il cerimoniale definito dal Duca di Norfolk: nel giorno di lutto nazionale, il feretro arriverà a bordo di una carrozza, seguita a piedi dalla famiglia reale. Per la cerimonia funebre è già annunciata la partecipazione di famiglie reali europee, oltre a quella di capi di Stato e di governo da tutto il mondo. Elisabetta II sarà infine sepolta nella cripta reale del Castello di Windsor.
Con la proclamazione di Re Carlo III, bisogna rivedereil motto popolare che ha accompagnato la sovrana per i suoi 70 anni di regno, che deriva dal brano patriottico e popolare inglesche dal 1825 funge de facto da inno nazionale reale britannico dei territori britannici d’oltremare, e da inno reale dei reami del Commonwealth: God Save the Queen da ora sarà: God save the King
A cura di: Raffaele Fattopace