Leggo su Repubblica del 13 marzo scorso, un bell’articolo di Maurizio Braucci sull’argomento. L’ho letto con interesse perché espone, con bella penna, una tesi che, nel mio piccolo, sostengo da anni. Chi fa opinione, chi gestisce la comunicazione, chi ha influenza, è oggi in Italia il ceto medio- alto. I suoi membri, con singolare miopia politica, confondono la questione dei loro figli con la questione giovanile, sovrapponendo la questione universitaria alla problematica generale della gioventù.
La sua osservazione che le politiche giovanili del governo e delle amministrazioni locali sono dimensionate sui figli dei ceti medio-alti è corretta. Le stesse opzioni politiche delle organizzazioni giovanili del PD e della sinistra ( ma anche dei partiti di destra) soffrono di questo difetto. I giovani che Braucci chiama “proletari” usando impropriamente questa parola sono, per queste strutture dei fantasmi. Soggetti di cui ignorano caratteristiche, composizione e bisogni. Proposi qualche anno fa ai Giovani Democratici di Napoli di fare una indagine conoscitiva sulla gioventù napoletana per capire su quale realtà sociale agire se non si voleva continuare ad essere “La Cellula universitaria “del PD. Ovviamente non se ne fece niente ed i problemi sono lì marcire con decine di migliaia di giovani senza istruzione e senza competenze lavorative che, per colmo di ironia, vengono anche marginalizzati e disprezzati chiamandoli, come dice Braucci: feccia, lazzari, plebe!
Non può esserci né progresso né sviluppo per un Paese in cui i giovani sono al 70% semi analfabeti e privi di mezzi culturali che permettano ad essi di entrare nella modernità. Non crediate che basti avere un i-Pad per essere in grado di entrare nella modernità. Non commettete il solito errore di scambiare il frigorifero per civiltà.
Occorre ripensare la politica degli investimenti e della scuola per risolvere il problema. Un paese che non si preoccupa di tutto l’universo giovanile e non solo di quel 7/8 % di privilegiati che accede all’Università non va da nessuna parte. Insistere in questo atteggiamento è pura miopia politica.
Ecco la vera sfida per il Governo, il PD e le istituzioni locali. La raccoglieranno? Spero di si, ma è necessario ribadire queste idee in tutte le sedi per rimuovere una incrostazione ideologica avversaria del progresso. Se si vuole colmare il divario fra gran parte della gioventù e la politica, se si vuole sconfiggere la sua tendenza al disimpegno questa è la strada obbligata. Al di là di diatribe e lotte interne, questa battaglia dovrebbe caratterizzare il PD specialmente a Napoli, patria dell disagio, ed al Sud. Condizione preliminare, è la sostituzione totale di un gruppo dirigente che di questi problemi non ha contezza perché sono fuori del suo orizzonte culturale. Un PD moderno si dovrebbe impegnare con tutte le sue forze su questo obiettivo, subordinando ad esso politiche economiche, di bilancio e di investimenti. La gioventù prima di ogni cosa. Se non ci occupiamo dell’avvenire perché fare politica?