Il piccolo centro di ottomila anime in cui vivi da sempre fa parte, insieme al campo da calcio, alla casa dei tuoi genitori, alla piccola piazza e al “matto” del paese, di quella “comfort zone” che ti fa sentire bene al mondo.In questo posto “nell’entroterra campano, dove il vento caldo d’estate ti prende alla gola e non ti fa respirare, e d’inverno invece le nevicate ricoprono le strade e le colline tutt’intorno“, si muovono i personaggi de “La ragazza della Fontana”, la prima prova letteraria di Antonio Benforte. Il libro ci proietta nell’estate dei Mondiali di Calcio del 1994. Il protagonista è un ragazzo di quindici anni: è stato promosso, ha quasi finito l’album delle figurine Panini,e con i suoi quattro inseparabili amici trascorre le giornate al campo di calcio, occasionalmente va al mare e la sera inforca la bici e corre verso la piazza, magari per prendere in giro quell’uomo “strano”, sgangherato, che guida un’automobile sgangherata come lui, che non parla con nessuno, che beve come una spugna e che porta in testa un cappello da Capitano, custode e origine di tutti i suoi segreti. Ma una sera di metà agosto però, accade qualcosa che destabilizza l’equilibrio di tutti: il ritrovamento, da parte dei cinque adolescenti, del cadavere di una giovane ragazza. Accade qualcosa che modifica la loro vita. Il ragazzo una volta cresciuto, si renderà capace che l’unica cosa che resta da fare, è andare via da quella terra maledetta. Un paese arretrato, chiuso, diffidente dove l’unica possibilità per essere se stessi e salvarsi, è quella di scappare altrove.