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La ragazza uccisa a Berlino, il ministro Poletti e gli avvelenatori della notizia

di Claudio Velardi

I fatti, nella loro micidiale crudezza.
L’altro giorno il ministro Poletti dice nel modo sbagliato una cosa giusta (“Se 100mila giovani se ne sono andati dall’Italia, non è che qui sono rimasti 60 milioni di ‘pistola’”). Le sue parole vengono strumentalizzate e usate per attacchi violenti a lui, a suo figlio, ai vouchers, al Jobs Act, al governo nuovo e – naturalmente – a Matteo Renzi. Nessuno si risparmia: forze politiche (M5S in testa con il suo apparato fascista in rete), giornali e opinionisti, radio e Tv. Il Pd balbetta, più che mai in confusione dopo il referendum.
Ieri sera, a Berlino, un Tir guidato da un terrorista fa strage in un mercatino di Natale. Tra i dispersi (al momento speriamo ancora che non sia morta) una ragazza italiana, Fabrizia Di Lorenzo.
Per gli sciacalli l’occasione è perfetta. Bastano pochi minuti e si scatenano in rete, associando le frasi di Poletti e la sorte di Fabrizia. Ecco un piccolo florilegio di tweet (non cito gli autori perché provo per loro una sincera pena). “Ministro Poletti, una come Fabrizia avrei voluto “averla fra i piedi” il più a lungo possibile”; “Ma Fabrizia, trasferitasi lì per lavoro, è una di quelle che secondo Poletti è bene non avere tra i piedi?”; “Fabrizia, una di quei giovani cui l’Italia nega un futuro, mandandoli via, per poi offenderli tramite un ministro obeso”; “Muore a Berlino una ragazza che si era “tolta dai piedi”. Poletti dalla farsa alla tragedia è un attimo”; “Feccia di ministro #polettivattene. Vallo a dire a #FabriziaDiLorenzo cosa vuol dire andar via dal proprio paese #cacciamolo“; “Adesso #poletti dica qualcosa ai genitori di #FabriziaDiLorenzo. #polettivergogna #PolettiDimettiti“; “#Poletti un minimo di decoro: dimettiti domattina. #FabriziaDiLorenzo, tra le vittime di #Berlino, era lì per lavoro. Meglio non averla qui?”; “#PolettiDimettiti leggiti la biografia di Fabrizia, morta nell’attentato a Berlino, poi guardati allo specchio e sputati, forte! #Poletti“. E così via. Andate all’hashtag #FabriziaDiLorenzo e troverete un ricchissimo campionario di insulti e offese, di frasi truculente e violente, tracimanti puro odio.
Poi stamattina i giornali riprendono i pensieri in rete di Fabrizia. Il 5 dicembre è delusa per la vittoria dei No al referendum. “Peccato presidente!”, twitta. In altre occasioni, su un sito berlinese, aveva citato “La meglio gioventù” parlando dell’Italia che “rimane immobile, uguale, in mano ai dinosauri”. In un altro pezzo aveva sostenuto: “Se un ragazzo va fuori dall’Italia, è perché ha voglia di confrontarsi con qualcosa di diverso. Se si ha l’impressione d’imparare e migliorarsi, si è sulla strada giusta…”.
Così, nella tristezza di una vicenda umana segnata dal terrore, viene fuori l’orribile corto circuito. Una cittadina del mondo che si sta realizzando fuori dal suo luogo di nascita (come capita, per fortuna, ad una quantità crescente di esseri umani, per ragioni legate all’evoluzione dell’homo sapiens). Un ministro inchiodato ad una frase detta male, ma che ha lavorato in un governo che ha lottato (e perso) contro “i dinosauri” italiani: gli stessi nemici di Fabrizia, che oggi la strumentalizzano e la santificano. E infine, nel punto più oscuro del buco nero della miseria umana, gli sciacalli del web, poveri nostri simili accecati dalla faziosità, dai pregiudizi e dall’irrefrenabile voglia di vomitare rancore. Mossi da una sorda, cavernosa cattiveria. Il vero problema di questo paese, ormai temo irrisolvibile.

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