“Ogni volta che c’è morte e sofferenza in un carcere, queste non appartengono solo a chi è dentro, ma a tutti noi, che su questo tema dobbiamo collaborare”: queste le parole pronunciate dal Garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello, durante la conferenza stampa svoltasi per presentare la relazione sulle attività svolte e i risultati ottenuti nel corso del 2019, insieme al rapporto sulle carceri campane al tempo del Covid. Una frase che invita a una riflessione collettiva sul tema carcerario e in particolare sulle sue contraddizioni.
La presentazione è stata introdotta dalla presidente del Consiglio regionale della Campania Rosa D’Amelio, che ha sottolineato l’importanza della figura del Garante e ha rinnovato il proposito di portare avanti progetti rieducativi e incisivi. “Bisogna evitare la solitudine e la mancanza di trattamento, che uccidono più di una pandemia. Ciambriello come garante è stata una scelta giusta e motivata”: queste le sue parole, a rimarcare i drammi che quotidianamente si consumano tra le mura penitenziarie e la stima per il lavoro svolto dal garante campano dei detenuti.
Centrale è stato nel dibattito il tema dei suicidi, ben 29 dall’inizio dell’anno, senza contare i numerosissimi tentativi evitati dal tempestivo intervento del personale penitenziario. Le difficoltà di carattere psicologico sono molte, acuite in questo periodo da ipotesi di isolamento sanitario che hanno portato alcuni detenuti a togliersi la vita, essendo diventata per loro insopportabile la permanenza solitaria e priva di senso in carcere.
Anche la nostra Regione porta avanti un triste primato: ben 7 suicidi dall’inizio dell’anno, con l’ultimo di soli pochi giorni fa. Dati allarmanti che segnalano la necessità di un dibattito serio e di una riforma che metta al centro l’individuo e le sue esigenze, superando la convinzione che il carcere sia l’unica risposta possibile o quella migliore.
Sicuramente l’emergenza sanitaria ha messo in luce le criticità del nostro sistema penitenziario, prima tra tutte l’enorme problema del sovraffollamento. Ben 94 detenuti sono stati contagiati e tre di questi hanno perso la vita, mentre 204 agenti sono risultati positivi e due tra loro sono morti. Il carcere non è quindi il luogo impermeabile al contagio che molti si illudevano fosse e le detenzioni domiciliari concesse da quelli che il Garante campano definisce coraggiosi magistrati, erano più che mai necessarie per evitare una strage. Il professore Samuele Ciambriello ha ritenuto doveroso fare riferimento anche ai quattordici detenuti che hanno perso la vita nelle rivolte scoppiate a inizio marzo in 27 istituti penitenziari italiani, e che hanno assunto toni violenti a causa di una situazione di tensione creatasi per la mala gestione dell’emergenza e un’errata comunicazione nei confronti dei detenuti: “noi Garanti e l’associazione Antigone abbiamo chiesto delle risposte su queste morti che ufficialmente risultano avvenute tutte per overdose di metadone ma ci sono ancora troppi misteri”.
Come sottolineato dal Garante dei detenuti, dalla relazione presentata emerge che rispetto alla sanità alcune questioni sono in via di risoluzione per alcune delle carceri campane che presentano numerose criticità, ma i passi in avanti da fare sono ancora molti e una delle problematicità sottolineate riguarda la mancata stabilizzazione del personale sanitario.
Molte le iniziative promosse e in partenza da settembre, tra cui sportelli di orientamento al lavoro, attraverso cui attuare quella promessa rieducativa e risocializzante cui la pena tende in base all’articolo 27 della Costituzione o anche attività che possano rendere meno dura la reclusione come la sartoria prevista per la sezione femminile del carcere di Bellizzi Irpino.
“Non si tratta di essere giustizialisti o garantisti, né di affermare che sono tutti innocenti. Ciò che vogliamo è applicare la legge, in particolare quelle norme che permettono di scontare la propria pena in una misura alternativa. Sono per coniugare certezza della pena con qualità della pena. per questo ho ritenuto giusto e doveroso dopo le confessioni di decine di detenuti di santa Maria Capua Vetere di aver ricevuto violenze e soprusi, investire del caso la procura competente., che ha recentemente inviato a 57 agenti di polizia penitenziaria avvisi di garanzia.”: queste le parole conclusive del professore Samuele Ciambriello.
Novità che possono essere positive, ma per le quali c’è bisogno della collaborazione di tutti i soggetti coinvolti, oltre che della società esterna.
A cura di Giusy Santella