La riforma del processo penale è legge. Dopo tre anni di rimpallo tra i due rami del Parlamento il provvedimento varato dal Consiglio dei ministri nel 2014 ottiene il via libero definitivo dalla Camera dopo che il Governo aveva posto la questione di fiducia.
Con 320 sì, 149 i voti contrari e un astenuto il governo incassa il voto di fiducia nel primo pomeriggio e con la votazione finale sugli ordini del giorno e sul provvedimento il ddl Orlando diventa legge dello Stato.
Una riforma che non accontenta né i magistrati, con l’Anm che denuncia “il mancato dialogo e l’accantonamento del contributo degli operatori del diritto”, né gli avvocati che sulla stessa linea avevano invitato i parlamentari a “non votare la fiducia”.
Il punto più discusso è, per ragioni diverse e opposte, la nuova tempistica dei processi: se da una parte la prescrizione si allunga, così come richiesto dall’Unione Europea, scontentando i magistrati, che volevano l’asticella ancora più alta, dall’altra i processi si accorciano portandosi dietro qui le critiche degli avvocati penalisti. E’ forse per questo che il premier Gentiloni plaude a una riforma “equilibrata”.
Soddisfatto ( e molto) il guardasigilli che porta a casa un risultato personale non scontato, visto che il voto di fiducia -“l’unico modo perché la legge non arrivi a un binario morto” aveva detto ieri in aula Walter Verini- ha sollevato un’ondata di proteste dentro e fuori il Parlamento. ” E’ stato un percorso molto faticoso, accidentato, con molti trabocchetti e anche contraddizioni in chi lo ha contestato” , ha detto il ministro Orlando, che ha aggiunto :” si tratta di un intervento organico che può dare nuova vitalità al processo penale e più garanzie ai cittadini siano essi vittime, testimoni, imputati. Oggi è un giorno positivo per la giustizia italiana”.
L’altro punto delicato, con le proteste dei grillini e le critiche di parte della stampa, è la delega al governo sulle intercettazioni con importanti novità sulla pubblicazione di conversazioni irrilevanti ai fini dell’indagine e comunque riguardanti persone estranee, attraverso una selezione del materiale relativo alle intercettazioni. I documenti che non riguardano l’indagine dovranno essere custoditi in un archivio riservato, con la facoltà di esame e ascolto (ma non di copia) da parte dei difensori e del giudice. Saranno i decreti attuativi della riforma a stabilire i limiti delle intercettazioni e il loro utilizzo.
Si è parlato meno delle non meno importanti novità che riguardano i reati predatori con l’aumento delle pene per alcuni reati contro il patrimonio come il furto, la rapina e l’estorsione.