A pochi giorni dall’ennesima strage che ha coinvolto centinaia di migranti, si svolgerà nel pomeriggio del 16 febbraio, alle ore 16.30, alla Stazione Marittima del Porto di Napoli (Sala Dione Elettra), lo stesso porto che ha visto milioni di emigranti napoletani partire nel secolo scorso per altri lidi, un convegno nazionale organizzato dall’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Napoli, in collaborazione con la Caritas diocesana.
Dopo i saluti del Presidente del Terminal Napoli, Salvatore Lauro, interverranno: il sottosegretario del Ministero degli Esteri, Mario Giro, il Sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, la Responsabile per i minori non accompagnati del Comune di Pozzallo, Virginia Giugno, il Capo Dipartimento Immigrazione del Ministero degli Interni, Mario Morcone, il Presidente della Commissione Industria della Camera dei Deputati, Guglielmo Epifani, il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti. A chiudere l’autorevole serie di interventi il contributo del Cardinale Crescenzio Sepe. Il dibattito sarà inoltre moderato da Antonio Mattone, Direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro della diocesi di Napoli. Sarà, inoltre, presente il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare Italiana, l’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi. Il tutto sarà arricchito da un intermezzo musicale di Francesca Marini.
Stando alle testimonianze delle vittime dell’ultima tragedia del mare, i gommoni salpati dalla Libia sarebbero stati quattro con 460 immigrati costretti a imbarcarsi contro la loro volontà, nonostante il cattivo tempo: “Ci hanno costretti sotto la minaccia delle armi” ha dichiarato un superstite. Un evento che ha scosso l’opinione pubblica, dalle associazioni umanitarie ai comuni cittadini.
A chi crede – come Letta – che sia necessario ripristinare il progetto Mare Nostrum, fanno eco le parole del Presidente Renzi: “Se vogliamo mettere fine a questo Mediterraneo come cimitero la priorità è risolvere la situazione in Libia, non il derby tra chi vuole Mare nostrum o Triton”. È chiaro che Triton – l’operazione che ha sostituito Mare Nostrum – non è in grado, controllando esclusivamente le nostre frontiere (fino a 30 miglia dalle coste italiane), e con la metà della metà dei fondi in meno, di sopperire al problema. L’ultima strage ne è terribile esempio. Lascia a dir poco interdetti che Salvini l’11 febbraio tramite i suoi profili social abbia definito Triton e Mare Nostrum “operazioni di morte” per poi aggiungere pochi giorni dopo la frase choc “lasciate gli immigrati a largo”. Da una parte la politica italiana che appare sempre più allo sbando, incapace di gestire la situazione, e dall’altra l’Europa sorniona.
Se, dunque, com’è ovvio, la politica fatica a trovare una soluzione, non è da trascurare l’importanza dell’impegno della Chiesa affinché non venga messa da parte l’urgenza di porre rimedio a una tragedia che si ripete ormai a ritmi cadenzati e che rischia di peggiorare vertiginosamente. Se il Papa è riuscito a fare da paciere tra Usa e Cuba, ci auguriamo che con lui la Chiesa riesca anche a smuovere le coscienze europee affinché i confini geografici non siano mai più una scusante d’indifferenza.