Nella giornata di ieri presso l’Istituto a custodia attenuata di Eboli è stato sottoscritto un protocollo d’intesa per avviare un progetto di lavori di pubblica utilità, destinato a 3 detenuti, presso il complesso museale di Sant’Antonio sede del M.O.A ubicato nel cuore del centro antico di Eboli. Il documento è stato sottoscritto dalla Direzione del carcere nella persona della Dottoressa Concetta Felaco, dalla Presidente del tribunale di sorveglianza di Salerno, la dottoressa Monica Amirante , dal garante campano dei detenuti, professor Samuele Ciambriello , e dal Presidente dell’associazione “Sophis” dottor Marco Botta.
La Direttrice del carcere Concetta Felaco ha ricordato che: “Già all’interno dell’istituto abbiamo progetti come l’orto sociale, l’istituzione dei corsi professionalizzanti e laboratoriali che aiutano il detenuto quando esce a reinserirsi nella società. Ringrazio il garante che pur essendo lavori di pubblica utilità gratuiti, ha voluto offrire ad ogni singolo detenuto una borsa lavoro“.
Per la Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Salerno Monica Amirante: “Questi sono semi di speranza. Ho dato parere favorevole all’avvio di questa progettualità perché sono segnali di un mondo esterno che non deve dimenticare l’esistenza dei detenuti”.
Erano 34 ieri i detenuti presenti in questo istituto per ex tossicodipendenti, che hanno offerto un pranzo agli ospiti accogliendoli con delle pizze, primo piatto e torta, molto graditi dai commensali.
Il garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello nel salutarli ha così commentato: “I percorsi formativi in questo istituto, l’habitat, le relazioni umane che si sono instaurate, la progettualità di questi lavori all’esterno, applicano correttamente il dettato costituzionale che recita che le pene servono a rieducare, promuovo in tante carceri campane lavori di pubblica utilità perché sono segnali di una mano tesa, di un ponte che aiuta queste persone a passare dalla re-clusione alla in-clusione. Ringrazio il presidente dell’associazione “Sophis” che da anni è presente in questo carcere, per la sensibilità che ha avuto perché il mondo delle belle arti e della cultura possa aprirsi anche per queste persone”.
Il museo, così come ha ricordato il dottor Botta, è di 1000 metri quadrati, ed è un luogo dove i 3 detenuti lavorano per tutto il giorno e si preparano a prossime iniziative culturali.