Food

La spesa è sempre più green (senza costi aggiuntivi)

Gli italiani al supermercato sono sempre più attenti alla sostenibilità anche quando si tratta di decidere quali prodotti scegliere. Lo sottolinea l’Osservatorio Immagino realizzato da GS1 Italy in collaborazione con Nielsen, che annualmente racconta i consumi degli italiani analizzando, ogni sei mesi, com’è composto e come cambia il carrello della spesa degli italiani. Uno studio basato su 112 mila prodotti del largo consumo e in grado di generare un giro d’affari annuale di 36 miliardi di euro.

A guidare l’analisi è un approccio basato sul monitoraggio delle informazioni presenti sulle etichette dei prodotti analizzando il paniere dei prodotti adatti a diversi target come il biologico, il vegan o l’halal, i prodotti per la cura della casa green, quelli legati ai temi di social responsibility, caratterizzati dall’italianità, quelli per chi soffre di intolleranze ed i prodotti cosiddetti «free from» (senza zuccheri, ad esempio) consentendo di misurare fenomeni di consumo emergenti.

Si scopre così qual è il consumo di prodotti «free from», come il «senza glutine» o «senza olio di palma» e quelli arricchiti (da vitamine per esempio), come cresce l’universo veg e il biologico, qual è il profilo di consumo di chi è sensibile alle intolleranze alimentari o all’italianità dei prodotti. Ma anche l’universo dei prodotti destinati alla cura persona e del cura casa green, analizzando alcune caratteristiche come il cruelty free, l’uso della bandiera italiana e la certificazione Ecocert.

«La generazione di mia nonna comprava i prodotti in base alla loro disponibilità. Mia mamma era guidata nelle sue scelte soprattutto dalla marca, vera e propria sintesi di valori, fiducia, qualità, condensati in un logo. Oggi, a queste due modalità se ne è aggiunta una terza; si sceglie in base alle informazioni scritte sulle etichette, che arricchiscono di nuovi contenuti il processo di scelta del consumatore che vuole sapere molte più cose su ciò che compra e consuma. La conseguenza di questo comportamento spinge le aziende – sia i produttori che i distributori per i prodotti a private label – ad utilizzare gli spazi in etichetta per veicolare messaggi che reputano possano influenzare i processi di scelta », scrive Marco Cuppini, research and communication director GS1 Italy.

In particolare sarebbero quattro i grandi temi affrontati dai brand capaci di toccare la sensibilità del consumatore: responsabilità sociale, rispetto degli animali, agricoltura e allevamento sostenibili, e soprattutto il management sostenibile delle risorse. Una questione che riguarda sia la fase produttiva sia la scelta del packaging, e che varrebbe circa 3,6 miliardi di euro all’anno.

A crescere, come evidenzia lo studio, sono in prima battuta i prodotti dotati di confezioni compostabili (+55,9%), con meno plastica o biodegradali (+21%), quelle con richiami alla riduzione delle emissioni di CO2 (+19,1%) e quelle a basso impatto ambientale (+13,5%). I principali aspetti della sostenibilità a cui le aziende fanno riferimento sulle etichette riguardano l’attenzione nella gestione delle risorse (come la comunicazione esplicita sul packaging dell’utilizzo di una minore quantità di plastica e/o di materiale riciclato), l’adozione di metodi sostenibili di coltivazione e/o di allevamento, l’impegno a garantire condizioni lavorative sostenibili e la salvaguardia delle foreste. E, da ultimo, il rispetto dei protocolli per una pesca sostenibile e per il benessere animale.

Valgono invece un giro d’affari di 2,4 miliardi di euro i prodotti legati in qualche modo a un’agricoltura amica dell’ambiente – o a modalità di allevamento sostenibili, come quelli caratterizzati dalle diciture «senza antibiotici» (+62%), «ingredienti 100% naturali» (+9,7%) o con informazioni precise riguardanti la tracciabilità (+14,7%). Sempre più centrali anche i prodotti attenti alla sostenibilità e alla responsabilità sociale dei loghi e delle certificazioni – 2,3 miliardi di euro di fatturato – caratterizzati, come accade per esempio per caffè, tè e cacao, dalle certificazioni Utz (+16,2%) e Fairtrade (+8,5%), ma anche Sustainable cleaning, Ecocert, Ecolabel, Cruelty free per i prodotti di pulizia. Dalla ricerca emerge che i prodotti che richiamano l’italianità superano il 25% del totale food, così come aumentano le vendite dei prodotti DOP (+7,1%). Nel mondo del “free from” le novità del 2019 sono state due: «non fritto» e «senza lievito» che hanno aumentato le quote di mercato.

L’Osservatorio non rileva significativi aumenti di prezzo per queste categorie di prodotti. Ovviamente le denominazioni di origine controllata e protetta e i prodotti biologici rimangono nelle fasce alte di prezzo e per quest’ultima tipologia di prodotti, il bio, cresce il consumo anche da parte di consumatori con meno capacità di spesa. Insomma, pare proprio che il motto  «meno, ma di qualità» sia un valore sempre più seguito.

 

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