Cultura

LA STORIA DI PULCINELLA : LA TRADIZIONE DELLA MASCHERA NAPOLETANA .

Il Carnevale a Napoli, ed in tutta la Campania in generale, è una festa particolarmente seguita e vissuta sia dagli abitanti che dai visitatori che ogni anno affollano rioni, strade e paesi alla ricerca della manifestazione più pittoresca. Ovunque non mancano balli, spettacoli folcloristici, sfilate di carri allegorici e maschere e, naturalmente, un ampio spazio viene dato ai piatti caratteristici della tradizione carnevalesca campana, come le zeppole, le chiacchiere o il sanguinaccio. A Napoli, il Carnevale affonda le sue radici in epoche lontane, quando il travestimento era riservato ai nobili dell’aristocrazia che partecipavano ai tanti balli, ricevimenti e battute di caccia organizzati presso la corte degli Aragona. Forse per spirito di emulazione o per semplice voglia di divertimento, l’usanza di festeggiare il Carnevale si diffuse anche tra il popolo, che si riversava mascherato tra i vicoli della città dando libero sfogo a scherzi, giochi e canti di ogni tipo, spesso anche molto volgari e licenziosi. Anche sotto il Regno dei Borboni il Carnevale era un momento importante che veniva celebrato con sfarzo ed attenzione grazie a bellissime maschere e carri allegorici che spesso venivano addobbati con delizie culinarie. Lo stretto legame tra il carnevale ed il cibo lo si ritrova in un’usanza nata nel 1700, ovvero la scalata dell’Albero della Cuccagna, in cima al quale veniva sistemato ogni genere di leccornia. Ad accompagnare le manifestazioni carnevalesche campane ci sono le maschere più note della commedia dell’arte. Fra queste, soprattutto c’è Pulcinella la maschera napoletana per eccellenza, conosciuta davvero in tutto il mondo. La sua nascita ufficiale è da ricercarsi nella seconda metà del 1500, con la commedia dell’arte, grazie all’attore Silvio Fiorillo che, tuttavia, indossava una maschera diversa da quella del Pulcinella che conosciamo ora. Sembra, tuttavia che le sue origini siano ancora più lontane, forse addirittura legate alle Fabulae Atellanae degli antichi romani (risalenti al IV secolo a.C.) ed alla figura di Maccus, un servitore dal lungo naso e dalla tunica larga e bianca che nascondeva una pancia prominente oppure a quella di Cicirrus, un personaggio dall’aspetto di animale, per la precisione di gallo, molto più simile a Pulcinella. Il suo nome sembrerebbe derivare da “piccolo pulcino” (pulcinello) appunto mentre secondo altri studiosi il nome della famosa maschera napoletana sarebbe legato ad un contadino di Acerra, un certo Puccio d’Aniello, al quale Silvio Fiorillo si ispirò per dar vita al suo personaggio. Pulcinella tradizionalmente porta pantaloni bianchi larghi con sopra un’altrettanto larga camicia bianca stretta in vita da una cintura nera; ha scarpe nere, un cappello bianco ed una mezza maschera che lascia scoperta la bocca ed è caratterizzata da un naso adunco e prominente oltre ad essere attraversata da profonde rughe sulla fronte. E’ questa la maschera che tutti conosciamo, esportata all’estero e rappresentata ovunque, che nasce dall’evoluzione attraverso vari secoli di storia. Ma la cosa più importante è che Pulcinella rappresenta il vero spirito del popolo napoletano ed è forse per questo che riesce a suscitare da sempre una profonda simpatia, nonostante l’aspetto non del tutto rassicurante. Nel corso de tempo, poi, la commedia dell’arte si è arricchita di nuovi personaggi e di nuovi intrecci e, spesso, Pulcinella si trova contrapposto ad un’altra famosissima maschera, quella di Arlecchino. Dalla sua nascita ufficiale, nelle tante storie della commedia dell’arte, Pulcinella si trova a dover affrontare mille problemi ma sempre con il sorriso e con quell’aria ironica che lo caratterizzano, si burla dei personaggi potenti e dei politici e rappresenta la riscossa del popolo napoletano nei confronti delle ingiustizie e dei soprusi. Ben presto diventa il protagonista del teatro napoletano. E’ un servo scaltro ma dall’indole svogliata e, per vivere, si adatta a fare un po’ di tutto dal ladro, al fornaio, dall’oste al contadino girando per i vicoli della sua città alla ricerca di espedienti per sopravvivere o di occasioni per prendersi gioco dei ricchi. Pulcinella non è capace di star fermo o di mantenere un segreto, parla e sparla anche a sproposito con la sua voce stridula e curiosa e, spesso, in modo volgare. Si muove in modo rapido con salti e sberleffi e le sue smorfie, spesso eccessive, fanno da sempre ridere il pubblico di ogni età. In realtà è difficile dare una definizione di Pulcinella e chiunque cercasse di farlo rischierebbe di sbagliare. Si tratta di qualcosa di più di una semplice maschera, è l’anima stessa di Napoli e del suo popolo, con tutte le sue contraddizioni ma con una grande voglia di riscossa nonostante le avversità. Questo personaggio con il suo bagaglio di storia e cultura è arrivato fino ai giorni nostri con una popolarità immutata; ha attraversato oceani ed è arrivato in terre lontane per rappresentare non solo Napoli ma l’Italia intera. In Inghilterra si chiama Punch, in Germania Kaspar ed in Francia Polichinelle. Del resto sono molti gli attori che hanno vestito i panni di Pulcinella: come non ricordare, infatti, il grande Eduardo De Filippo oltre a Nino Taranto, Massimo Ranieri, Achille Millo o Massimo Troisi? Non solo, questa maschera napoletana è diventata insostituibile anche nel teatro dei burattini dove il suo carattere ribelle e combattivo si rivela immancabilmente in ogni sua storia. C’è da aggiungere, infine, che chiunque voglia conoscere fino in fondo la maschera, anzi il personaggio di Pulcinella non può che visitare il museo ad esso dedicato ad Acerra, sua città natale. Qui troverà davvero tutto ciò che è necessario conoscere sulle sue origini lontane ma anche sul suo futuro che sembra non dover tramontare mai.

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