E’ stata la settimana dell’Isochimica, l’ex stabilimento avellinese in cui negli anni ’80 si scoibentavano vagoni ferroviari grondanti amianto. La fabbrica dei veleni, come è stata ribattezzata quando, qualche anno e molti malati dopo, finalmente il muro di omertà si è spaccato e si è iniziato a parlare della mancanza di sicurezza in cui lavoravano gli operai, di rischi per la salute, di inquinamento ambientale. Sono trascorsi diversi anni durante i quali quella della ex Isochimica è rimasta quasi una faccenda privata: una storia piccola di una piccola provincia, senza processi, senza indagati, senza riflettori. Mentre in altre realtà italiane, come quella di Casal Monferrato in Piemonte, la giustizia faceva il suo corso e le coscienze maturavano la consapevolezza che il danno subito dai lavoratori venuti a contatto con l’amianto era il danno di un’intera comunità, e la loro battaglia era una questione di civiltà.
Questa quindi è stata finalmente la settimana dell’ex Isochimica, la settimana in cui la Procura di Avellino, diretta da Rosario Cantelmo, ha notificato a 29 persone tra amministratori, rappresentanti di Ferrovie dello Stato e dell’Asl, gli avvisi di conclusione delle indagini. Ventinove persone ritenute a vario titolo responsabili di disastro doloso e colposo, omicidio plurimo colposo, disastro ambientale, falso e abuso d’ufficio. Politica e amministrati, amministratori e imprenditoria: tutti sullo stesso piano, secondo la Procura, corresponsabili. Una battaglia vinta per le famiglie degli ex operai, la prima in una guerra iniziata formalmente con un esposto nel 2009, fin qui logorante e che, parallelamente alle aule del tribunale, prosegue in Parlamento per il riconoscimento del prepensionamento. Nella discussione sulla legge di Stabilità alla Camera infatti si inseriscono anche le proposte, firmate dai deputati Paris, Famiglietti, Giordano, D’Agostino e De Mita di modificare la legge 257/1992 con cui si bandiva l’utilizzo di amianto in Italia e di estenderne i benefici a “tutti gli ex lavoratori occupati nelle imprese che hanno svolto attività di scoibentazione e bonifica che hanno cessato il loro rapporto di lavoro per effetto della chiusura, dismissione o fallimento della impresa in cui erano occupati e il cui sito è inserito nel Piano di Bonifica dell’ente territoriale, che non abbiano maturato i requisiti anagrafici e contributivi previsti e che risultano ammalati con patologia asbesto correlata”.
Ma l’impegno per restituire dignità al quartiere che ospita la fabbrica dei veleni continua pure su un altro fronte grazie all’attività del Circolo PD Vittorio Foa di Avellino che nei giorni scorsi ha portato il caso Isochimica all’attenzione della struttura tecnica incaricata dalla Commissione europea per la definizione dei nuovi strumenti di programmazione e intervento per i Paesi dell’Unione, grazie al progetto Luoghi Idea(li) di Avellino lanciato dall’ex ministro Fabrizio Barca. Ad organizzare il confronto telematico, l’European Platform for Biodiversity Research Strategy (epbrs), che ha messo in rete esperti di scienze naturali e sociali, responsabili politici e altri stakeholders sul tema “ON NATURE-BASED SOLUTIONS” per il recupero e la rigenerazione di ambiti degradati e dismessi.
«L’esempio del progetto di recupero dell’area dell’ex Isochimica – spiega il coordinatore del circolo Giovanni Bove – ha raccolto da parte dei partecipanti al brainstorming suggerimenti in merito a possibili tecniche di rigenerazione». La consultazione non ha trascurato neppure gli aspetti della sostenibilità economica e delle fonti di finanziamento. Il report conclusivo del confronto sarà illustrato durante gli Stati Generali sull’ex Isochimica che si terranno ad Avellino il 28 e 29 novembre 2014.