Fra le immagini premiate nel concorso Australian Geographic Nature Photographer of the Year per il 2019 c’ anche quella di un canguro morto. Per colpa dell’uomo. In quel caso, un’immagine fatta con un drone di Melissa Williams-Brown, le attività umane avevano compromesso l’habitat degli animali. Il canguro era morto accanto ai laghi di Menindee nella Nuova Scozia del Sud che sono stati prosciugati volutamente. Non è la sola strage di canguri a cui assiste l’Australia. Importazioni di pelle e di carne di canguro, cosa si nasconde dietro questa ennesima brutale industria? Se lo chiedono i registi del nuovo documentario “Kangaroo, A Love-Hate Story”, che svela quello strano rapporto di amore ed odio che ha l’Australia con questi animali, e il mercato delle loro pelli che riguarda anche l’Italia.
Sono più di 2 milioni e 300mila gli esemplari uccisi ogni anno, 44 milioni in tutto fra il 2000 e il 2018. Si chiama harvest, un prelievo definito sostenibile che, nella denuncia della Lav, la Lega antivivisezione, è un brutale abbattimento di animali selvatici. Oltre agli animali uccisi c’è il danno collaterale dei cuccioli che restano senza madre, dei canguri feriti che muoiono in una lenta agonia, di quelli fuggiti. Gli abbattimenti sono legali e anche incentivati perché l’animale simbolo del paese è stato indicato come infestante.
Anche l’Italia collabora a questa strage. Non è il primo paese importatore di carne di canguro in Europa, ma è il primo per importazione di pelle di canguro, usata nella moda e nell’abbigliamento sportivo: le scarpe dei calciatori, l’abbigliamento da moto perché la pelle di canguro è più sottile e resistente di quella bovina. Oltre 2 milioni di pelli grezze sono arrivate da noi tra il 2012 e il 2016.
«È una caccia brutale», spiega Simone Pavesi responsabile del settore moda della LAV, «che si svolge di notte, nelle sconfinate praterie, lontano dagli occhi del pubblico e senza una reale possibilità di controllo da parte delle autorità». La racconta il documentario Kangaroo, A Love-Hate Story (l’8 ottobre all’Anteo di Milano con i registi Kate e Michael McIntyre presenti).
La richiesta della LAV alle imprese è di dismettere le produzioni che comportano queste pelli. Obiettivo finale è vietare l’import, in Italia e in Europa, dei prodotti ricavati da questi animali. «Si tratta di un massacro di proporzioni dieci volte maggiori della più nota caccia alle foche del Canada, ma scarsamente conosciuto. Facciamo appello alle istituzioni italiane e dell’Unione Europea affinché introducano il divieto di importazione di pelli e carni di canguro. L’Italia, con LAV capofila, e l’Unione Europea sono state pioniere nel vietare, fin dal 2006, l’importazione di pelli di foca: un importante precedente ora utile anche per arginare la mattanza dei canguri».