Un Parco della Musica che ospita anche la Festa del Cinema: la somma dà Ennio Morricone.
Un’aritmetica limpida che da oggi ha anche il sigillo dell’Assemblea capitolina, riporta l’Ansa.
L’Aula Giulio Cesare, riunita in seduta straordinaria, ha dato il via libera a intitolare il grande Auditorium della Capitale al maestro scomparso lo scorso 6 luglio a 92 anni. Tutti d’accordo, nessun contrario: l’Assemblea, “unanime come un’orchestra” ha commentato il presidente Marcello De Vito, ha dato dunque mandato alla sindaca Virginia Raggi di procedere al cambio di nome e anche – ma qui l’iter è più complesso – di dedicare a Morricone una via o una piazza. Per l’Auditorium invece si farà prima: il nuovo management si riunirà già la prossima settimana per calendarizzare la re-intitolazione. Da Auditorium ‘Parco della Musica’ ad Auditorium ‘Ennio Morricone’, dunque: “Era un uomo di grande spessore umano e artistico – ha detto Raggi – che merita che Roma continui a ricordarlo degnamente. Oltre a essere ‘romano de Roma’ ha vissuto qui, ha dato lustro alla sua città.
E pur portando la sua opera in giro per il mondo ha sempre deciso di stare e tornare qui, e i romani questo lo hanno sentito”. Il Campidoglio l’ha ricordato stamane anche con la sua musica, eseguita in Aula dall’orchestra di Santa Cecilia diretta dal figlio Andrea: il ‘Tema di Deborah’ da ‘C’era una volta in America’, le colonne sonore de ‘Il prato’ dei Fratelli Taviani e di ‘Mission’. Mentre l’altro figlio, Marco, si è commosso al microfono: “L’Auditorium era casa sua – s’è limitato a dire – Questa dedica, così spontanea e veloce, è stata sconvolgente per me e la mia famiglia” ha aggiunto prima di passare la parola agli amici del padre. Come Nicola Piovani, altro compositore da Oscar: di Morricone ricorda come mettesse “il massimo dell’impegno, sia che stesse scrivendo una Messa che un arrangiamento per Mina. Non era un compositore del passato ma del 2000, aveva capito che la trasversalità era il futuro della storia della musica.
L’Auditorium – ha sottolineato Piovani – pratica questa trasversalità, dal pop a Santa Cecilia. A nessuno più che a lui può essere dedicato”. Costante e prolifico l’ha descritto il direttore della Siae Gaetano Blandini: in 74 anni di iscrizione ha depositato 5.888 opere, oltre 80 l’anno. Ma Giuseppe Tornatore, che lo conosceva da trent’anni, l’ha voluto ricordare per paradosso come “amante del silenzio, la musica era per lui ‘la pausa del silenzio’. Il silenzio che ha iniziato da qualche giorno è quello più difficile da ascoltare – ha detto commuovendosi il regista – ma forse è il suo ennesimo esperimento musicale. Dedicargli l’Auditorium è una meravigliosa idea anche per rafforzare e restituire alla città il suo ideale di bellezza, grandiosità e intelligenza”. Chiusura con l’intervento, presentato a sorpresa dalla sindaca, dell’amico di famiglia Renato Zero: “Ennio, dovunque sei – ha detto il cantautore – Renato ti amerà sempre, piangerà ascoltando le tue note. Non lasciarci”. Roma di certo non lo dimenticherà, ha assicurato la sindaca: “Con l’Auditorium – ha concluso Raggi – stiamo già elaborando una serie di iniziative proprio per continuare la sua attività e continuare a far rimanere vivo e forte dentro ciascuno di noi il suo nome e la sua opera”. Anche l’opposizione c’è: “Morricone ha saputo ergersi, sempre nel suo stile orgogliosamente umile, anche come spirito sociale capace di innalzare la coscienza collettiva” ha commentato, citando la ‘Ballata di Sacco e Vanzetti’, il capogruppo Pd Giulio Pelonzi.