Nelle ultime settimane si è riaccesa l’attenzione sulla situazione degli ordini professionali e sulla precarietà del lavoro autonomo. Per far luce sulle ultime novità in materia previdenziale e sociale abbiamo quindi incontrato un esponente locale del mondo forense, l’avv. Sandra Paturzo di Meta. Civilista, vicina ai 50 anni, membro di una categoria sempre più penalizzata dalle riforme recenti – da ultimo il Collegato alla Legge di Stabilità in ambito giuslavorista – l’avvocato Paturzo ha spiegato nel corso di una lunga intervista quali sono le prospettive della battaglia comune a tutti coloro i quali, avvocati e non, si trovino a combattere con la sempre crescente pressione fiscale e con una previdenza ormai “a due velocità”.
«Andiamo per ordine – esordisce l’avv. Sandra Paturzo. La Mobilitazione Generale Avvocati è un fenomeno spontaneo che nacque dal web, due anni fa, come protesta contro il carico fiscale eccessivo su gran parte del mondo professionale. Un fatto che ha spezzato, a mio avviso, l’avvocatura in due tronconi. Gli avvocati ricchi, i grandi studi con giri d’affari talmente distanti dai comuni studi legali medio piccoli e spesso costretti a chiudere a causa del carico fiscale crescente, unito alla crisi generale. Una crisi che investe anche i clienti che non possono permettersi di pagare le parcelle. Oggi, essendo divenuta obbligatoria la tassa di iscrizione alla Cassa Forense, si tratta di un vero e proprio tributo, che ha generato nel dicembre dello scorso anno la moria di molti studi legali e la cancellazione di tanti colleghi dalla stessa Cassa forense. Dopo la nuova legge, io come altri avvocati, visto il parere espresso in merito dal Consiglio Nazionale Forense, non potevamo esser più iscritti alla gestione separata INPS, essendoci inoltre cancellati dalla Cassa. Ma finchè tale regolamento non si è completato siamo stati in pratica come in terra di nessuno. C’è stata poca chiarezza anche sulla rateizzazione dei tributi da pagare alla Cassa forense. In tre anni ad esempio il tasso d’interessi è aumentato dal 5 al 8%, un notevole gravame per chi come me a 50 anni ha sempre e solo fatto l’avvocato, con scarse possibilità di trovare un altro impiego. Così mi interessai ad MGA, che a Roma organizzò uno speaker corner sotto la Corte di Cassazione, per parlare con il presidente di Cassa forense nazionale. Da lì ebbe origine il movimento denominato “Coalizione 27 febbraio”, con numeri importanti dal lato degli avvocati aderenti. Malgrado l’iniziale riluttanza della nostra categoria a dare battaglia si è poi giunti alla fondazione di Mga con il presidente Cosimo Matteucci. Le lotte comuni hanno visto tante problematiche comuni ad esempio ai freelance del giornalismo, ai parafarmacisti, ingegneri e geometri. Da lì le tante iniziative con l’Inps e l’ascolto di tali categorie da parte di Tito Boeri. In tale clima di fermento si è giunti alla convinzione che bisognava cambiare qualcosa. A luglio scorso è stato redatto l’atto costitutivo di Mga dinanzi al notaio, contenente il principio del referente locale (come me) e, successivamente, con un incontro fra tutti noi referenti tenutosi a Teora. Una vittoria, perché malgrado la non formale adesione dei fori territoriali alla lotta io mi sono per la prima volta trovata davanti a colleghi che hanno fatto progetti concreti e propositivi di riforma previdenziale. I problemi sono comunque tanti : siamo troppi; i giovani non trovano sbocchi; il mercato è saturo; per la pensione dobbiamo avere 70 anni d’età; i vecchi avvocati beneficiano ancora del vecchio sistema premiante, quello retributivo, continuando a togliere risorse al mercato. Non si sa se avremo mai una pensione, se non poco più di quella sociale. Fortemente demotivante anche per i più giovani aspiranti che hanno superato l’esame di Stato. Nel nostro Ordine professionale dobbiamo avere inoltre 35 anni di attività (anzianità), ma ciò nonostante molti giovani non si ritengono vessati da questa situazione. I minimi previdenziali non sono ritenuti da alcuni tanto incisivi a tal punto da scoraggiare l’attività da intraprendere ed i contributi da versare per otto anni all’inizio. L’Europa ha chiesto agli Stati membri di formulare una normativa a tutela dei lavoratori autonomi. Non sono altro che la “proletarizzazione” di quelli che prima erano i lavoratori manuali, oggi intellettuali, quelli che hanno un valore aggiunto in sé stessi ma inutile senza fondi quali ad esempio il capitale sociale, parlando della figura del socio capitalista negli studi professionali. È il discorso dell’impresa, ma naturalmente lottiamo perché non vogliamo un’avvocatura per ricchi. Ne và della libertà intellettuale e dell’etica professionale. L’incontro di Roma ha poi riguardato un workshop tematico su quattro temi, fra cui la previdenza e lo Statuto dei lavoratori autonomi – di cui mi sono occupata io. Stante la pressione dell’Europa, si è cercato di formulare una proposta che si associa a quanto in parte previsto dal recente Collegato alla Legge Stabilità varata dal Governo, ma non sufficiente. Esiste una sperequazione fra lavoratori autonomi “ordinisti” e non – fra queste ultime vi sono le Claps, i ricercatori, gli archivisti, i formatori, quelli con partita Iva e senza. Poi ci sono gli avvocati “dipendenti” degli studi legali, formalmente non autonomi ma subordinati. Lo sono un po’ tutti ad inizio carriera, ma è un’enorme falsità, vista la corresponsione di quasi nulla a fronte della subordinazione del rapporto lavorativo. Sfatiamo questo mito, anche per i giovani che si affacciano alla professione!!! Infine, quanto alle percentuali di adesione ad Mga nel nostro territorio (il bacino rientrante nel distretto del Tribunale di Torre Annunziata – ndr), esse sono per adesso molto basse, siamo a mala pena 4 o 5 iscritti. Abbiamo ricevuto il riconoscimento per l’associazione e intendiamo chiedere
l’accreditamento per un convegno in tema di previdenza. Vorremmo realizzare un incontro per gli iscritti al foro di Torre per cercare di spiegare ai colleghi cosa siamo e cosa facciamo, sperando di avere adesione anche da parte delle cariche elettive del nostro Consiglio dell’Ordine!» .