In un mondo in cui gli smartphone sono diventati il nostro pane quotidiano, era inevitabile che anche i fedeli si avvicinassero a questo nuovo modo di comunicare. Le applicazioni, ormai, scandiscono quotidianamente la nostra vita, esistono app per ogni cosa, dalle più semplici alle più complesse. Intorno a questo sistema è nato un business, il cui valore tenderà a crescere sempre di più.
Negli ultimi tempi programmatori e ideatori di app si sono accorti di quanto i fedeli potessero essere un’ottima fetta di mercato a cui indirizzare le proprie creazioni. E così sono aumentati a dismisura programmi indirizzati alle amministrazioni delle Chiese per la gestione dei fedeli. Così come sono cresciute le app dedicate ai credenti e alle loro attività quotidiane. Stando a quanto riporta un report del Financial Times, le startup dedicate a questo mercato sono moltissime e la Silicon Valley, patria americana di questo business, starebbe guardando alla Chiesa con enorme interesse.
Ci sono app di ogni genere, basti pensare al “muro di preghiera” ideato sul modello dei social network o a differenti sistemi che permettono alle persone di fare donazioni in un modo semplice e veloce. Oppure all’app “Mea Culpa”, che è un sistema che consente di fare un vero e proprio esame di coscienza digitale prima della confessione, in modo da arrivare, al colloquio con il prete, già con un elenco dettagliato dei peccati commessi. Ci sono poi, le applicazioni dedicate alle messe, come “iBreviary”, un breviario virtuale, che ha anche i testi del Messale, sia in italiano sia in latino. Insomma un fedele può essere accompagnato quotidianamente dal suo smartphone nella gestione delle pratiche religiose.
Ci si domanda, però, di questo passo, dove andremo a finire. L’utilizzo “accanito” degli smartphone e il modo di comunicare, divenuto orami sempre più digitale, sono argomenti non esenti da critiche. Sono in molti a credere che quest’eccessiva digitalizzazione ha degli effetti negativi sulla società, dove i rapporti interpersonali stanno diventando più virtuali che reali. E ora, anche la Chiesa è entrata a far parte di questo mondo.
Qualche spinta di modernizzazione senz’altro non ha fatto male a un’Istituzione così antica. La Chiesa, infatti, si sta avvicinando sempre di più al nuovo modo di comunicare dei suoi fedeli, quello dei Social Network, accorciando così le distanze tra l’emittente e i suoi numerosi destinatari. Basti pensare a quanto è seguita la pagina di Papa Franceso su Twitter.
Bisogna, però, stare attenti a non esagerare. Gli atti di fede, che i credenti svolgono quotidianamente, non possono essere digitalizzati in toto, se così fosse, si andrebbe a perdere l’essenza stessa di quegli atti. Il fatto che esista un’applicazione in grado di catalogare i propri peccati, presentandosi così alla Confessione con l’elenco pronto per essere letto, non è, sicuramente, la stessa cosa di parlare con il proprio prete e comprendere con lui l’origine delle proprie colpe. In questo modo si tenderà sempre di più ad allontanarsi dalle tradizioni della Chiesa, impoverendo i propri gesti di fede della loro sostanza e, utilizzandoli solo per ottenere qualche “mi piace” in più sui vari Social Network.