Esiste uno sguardo diverso sulle cose, più penetrante: è lo sguardo delle donne in mostra ne “L’altro sguardo. Fotografe italiane 1965-2018”, fino al settembre al Palazzo delle Esposizioni, nella Capitale. Foto capolavori della Collezione di Donata Pizzi, fotografa da tempo impegnata a promuovere la conoscenza delle interpreti più originali del panorama fotografico nazionale. Le donne hanno un altro sguardo, diverso dagli uomini, ed è uno sguardo che si dirama attraverso ben quattro filoni, dal reportage e la denuncia sociale degli anni Settanta, al femminismo e alla centralità del corpo, alla questione dell’ identità e delle relazioni affettive, fino alla ricerca e alla sperimentazione che spingono a guardare oltre. Si parte dal bianco e nero proprio dei reportage degli anni Sessanta, con il fatidico 1968 , nei movimenti studenteschi che hanno fatto la storia della gioventù, e della libertà umana. Del 1968 sono gli scatti di Carla Celati che denunciano le condizioni delle ospiti dell’ ospedale psichiatrico di Gorizia, ma anche di di Lori Sammartino con “Iconografia e espressività degli stati psicologici. Intense le immagini sul terrorismo di Giovanna Borgese che nel 1980 fissano Patrizio Peci, il primo pentito, dietro le sbarre (con un suggestivo fuori fuoco) nel Tribunale di Torino, Renato Curcio e le ragazze di Prima Linea. E poi vi è un importante capitolo sul femminismo italiano con la donna in marcia con il pugno alzato e la camicia aperta sul petto nell’ immagine-simbolo “Donne non si nasce, si diventa” (1970)opera di Agnese De Donato, che dipinse l’uomo come uomo-oggetto a discapito della solita donna-oggetto di sempre.