Non è possibile quantificare l’enorme patrimonio culturale che Napoli possiede, forse è più facile definirla come un museo a cielo aperto. Molti dei tesori della nostra città, purtroppo, non vedono la luce, o meglio, non sono valorizzati e resi fruibili in maniera adeguata. Proprio per tale motivo, non si può non accogliere con gioia la notizia della riapertura, dopo i restauri, dei sotterranei della Certosa di San Martino. Infatti, a partire da sabato 24 gennaio 2015, ogni sabato e domenica, sarà possibile visitare i suggestivi spazi dei sotterranei, cuore dell’imponente struttura architettonica che da secoli sovrasta Napoli dall’alto. Essi costituiscono le fondamenta trecentesche della Certosa, la cui edificazione iniziò nel lontano 1325 per volere di Carlo, duca di Calabria, figlio del sovrano Roberto D’Angiò, come testimonianza concreta della forte religiosità angioina. Nello stesso luogo, di lì a poco, lo stesso Roberto D’Angiò volle edificare un palatium, poi modificato in castrum e dunque in un castello fortificato. I lavori della Certosa e del palazzo contiguo, data la precoce morte prima di Carlo e poi di Roberto D’angiò, furono promossi dalla Regina Giovanna. I primi architetti incaricati dei lavori furono il senese Tino di Camaino, Attanasio Primario e Francesco di Vito. L’originaria struttura gotica, stravolta dai successivi ampliamenti, è comunque percepibile negli archi acuti del pronao della chiesa, nella struttura della volta della navata, all’interno della chiesa ma, soprattutto, nei sotterranei. Un vero e proprio gioiello ingegneristico con una successione di pilastri e volte ogivali a sostegno dell’intera struttura certosina. Nei lunghi corridoi e negli slarghi sono esposte le opere in marmo della Sezione di sculture ed epigrafi. Una raccolta che si è formata attraverso acquisti, lasciti, donazioni, cessioni e depositi tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. L’esposizione comprende circa centocinquanta opere in marmo, distribuite nei vari ambienti secondo un ordine cronologico (dal medioevo al XVIII secolo) ma rispettando anche i contesti di provenienza. Tra le sculture in marmo, le opere più rilevanti di epoca trecentesca, si segnalano: il sarcofago di Beatrice del Balzo, ricavato dal reimpiego di una vasca romana del II-III secolo d.C. , il frammento di una Figura femminile giacente (forse Maria di Valois) della bottega del grande scultore-architetto senese Tino di Camaino. Da ricordare il capolavoro di uno tra i principali protagonisti della scultura europea del Settecento: l’imponente e languido San Francesco d’Assisi (1785-1788 circa) di Giuseppe Sanmartino e con un’Allegoria velata (forse una Modestia), scolpita probabilmente dal suo allievo Angelo Viva che evoca le celebri sculture della Cappella Sansevero.