L’undici giugno 2016 al Tribunale di Torre Annunziata si è tenuto un convegno su: “Le misure patrimoniali contro le mafie”. Organizzato da “Noi avvocati”, un’associazione di avvocati del Circondario di Torre Annunziata, ha accolto contributi da avvocatura, magistratura e politica.
E’ all’esame della Commissione Giustizia un disegno di legge di modifica dell’impianto legislativo delle misure patrimoniali contro le mafie, attualmente costituito dalla Legge Rognoni-La Torre n. 646/1982, dal Decreto Legislativo n. 230/1989, dalla Legge n. 356/1992, dalla Legge n. 109/1996, dalla Legge n. 94/2009 e dal Decreto Legislativo n. 259/2011.
Dall’avvocatura sono stati proposti il tema dei diritti della difesa, della ricerca di equilibrio tra istanze legislative e libertà personali (Avv. De Falco); dei rapporti tra garanzie ed efficienza normativa (Avv. Prof. Furgiuele); dell’onere probatorio e della presenza di contraddittorio nei procedimenti di confisca (Avv. Cuomo).
Dalla magistratura sono stati evidenziati i progressi ottenuti con gli strumenti fondati sulla pericolosità del bene e lo sforzo teso ad attuare un rapporto di utilità tra i beni e la collettività (Procuratore della Repubblica Sandro Pennasilico); la genesi e il progresso della normativa vigente, raggiunta col sacrificio di vite umane; il confine tra economia legale ed economia illegale; l’enormità dei redditi prodotti dalle mafie, stimati in venticinque miliardi e settecento milioni di euro in base ai soli rilevamenti investigativi (quindi sottostimati) e il relativo inquinamento dell’economia legale; l’estensione, col Codice Antimafia, delle garanzie del processo al procedimento applicativo delle misure di prevenzione e l’esclusione di violazione delle garanzie; i dubbi sulla trasparenza delle modalità di individuazione degli esperti e degli amministratori giudiziari deputati alla gestione dei beni (Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Cafiero De Rao); dell’etica come istanza da porre a monte di ogni intervento (normativo, applicativo, politico) e la relativa assunzione di responsabilità (Presidente del Tribunale Luigi Pentangelo).
Dalla politica sono stati affrontati diversi argomenti: la collaborazione istituzionale e la creazione di una Commissione Regionale che elabori proposte di modifica alla Legge Regionale n. 7/2012; la insufficienza dei dati informativi ai fini della individuazione di adeguati strumenti normativi; la mancanza di azioni di sostegno e di politiche locali di lotta alle mafie e la costituzione di un Fondo Unico per i beni confiscati (Consigliere Regionale Carmine Mocerino).
I contributi di avvocatura, magistratura e politica hanno delineato il gioco delle parti sul tema trattato: le istanze dell’avvocatura, di diritti della difesa, libertà e garanzie, apparse poco giustificabili rispetto alle istanze della magistratura, alle prese con la enormità dei redditi generati dalle attività mafiose grazie a strumenti normativi che progrediscono col sacrificio di vite umane, ma a volte regrediscono perché la politica non sempre è alla ricerca di misure adeguate ai problemi.
Del tutto assente dal dibattito il tema del riutilizzo sociale dei beni confiscati, che comporta azioni di riscatto dei beni dall’economia mafiosa a quella legale, promosso e realizzato da associazioni come Libera.
di Annamaria La Rocca del Team Cultura di Libera “Pastore e Staiano”