La realizzazione delle Aree Metropolitane deve essere considerata una opportunità – sull’esempio della riforma del federalismo tedesco effettuato in un’ottica di omogeneizzazione dei servizi e strutture per i cittadini – e non già un cambiamento reso “asfittico” dal bisogno di risparmiare a tutti i costi. Guardare solo attraverso la lente della Spending Review appare riduttivo e pericoloso.
Occorre rendere effettivo e fruttuoso un decentramento capace di un reale raccordo tra cittadini ed istituzioni centrali che parta dai bisogni reali, salvaguardi la varietà e la ricchezza delle differenze, le risorse e le specificità dei singoli territori, tutelandone l’identità, nella consapevolezza di far parte di un unico corpo, cui solo il contributo di tutti potrà dare una speranza di sviluppo e progresso.
In questa ottica occorre guardare per ridisegnare anche un nuovo rapporto tra il Comune di Napoli e le Municipalità.
Se partiamo dalla premessa che il 95% dei comuni italiani avrebbe meno abitanti della più piccola municipalità partenopea, l’inefficienza ed inadeguatezza delle attuali municipalità rappresenta un vero e proprio fallimento, sotto tutti i punti di vista. Ma la necessità di avvicinare l’amministrazione della cosa pubblica ai cittadini, rimane un’esigenza imprescindibile, soprattutto adesso che è decollato il progetto dell’area metropolitana.
Il municipalismo monocentrico di Napoli ha costruito mura possenti – tutt’altro che virtuali – attorno al sempre più asfittico, inquinato e congestionato territorio comunale.
Bisogna aprire una fase nuova che miri a costruire organi attuali e moderni di decentramento funzionale attraverso una riorganizzazione amministrativa ed Istituzionale più razionale in grado di misurarsi con le esigenze di snellimento della macchina comunale ed un più diretto rapporto con il cittadino. Esigenza imprescindibile rimane pertanto un aumento delle competenze delle Municipalità finalizzate non solo alla lotta agli sprechi, ma anche ad una maggiore efficienza ed efficacia della qualità dei servizi da esse erogati, senza i quali è impensabile immaginare uno sviluppo economico e sociale di una grande e vasta area urbana.
Necessita in definitiva introdurre una nuova prospettiva di riarticolazione amministrativa atta a ridisegnare un quadro equo e solidale del territorio che veda le Municipalità dotate di ampia autonomia e potere decisionale allo scopo di snellire il sempre più complesso funzionamento della macchina municipale, ancora più difficile e complicato in una grande città come Napoli.
Si deve cercare infatti di abbreviare, con i vari passaggi intermedi, i tempi delle decisioni e degli interventi e fare in modo che le soluzioni dei vari problemi siano il più rispondenti possibile alle aspettative dei residenti che di quei problemi dovrebbero avere una conoscenza più diretta e specifica.
La soluzione potrebbe essere rappresentata da un nuovo modello organizzativo fondato su un meccanismo federale che salvaguardi l’esclusività ed il carattere originale di una serie di poteri che resterebbero affidati alle municipalità, mentre il Comune conserverebbe poteri altrettanto esclusivi, ma a cui sarebbe preclusa l’invasione alle autonomie delle municipalità se non in casi di stretta necessità.
Le tappe di questo percorso possono essere così sintetizzate:
- rafforzamento delle competenze e dei poteri anche decisionali in una ottica federale;
- riconoscimento delle municipalità come ente giuridico,
- compartecipazione dei Consigli municipali alle scelte e alle decisioni dell’amministrazione centrale;
- conferma della attuale articolazione territoriale delle Municipalità, anche in considerazione che le città ed comuni che in Italia superano i 100.000 abitanti sono appena una cinquantina;
- approvazione del nuovo Statuto Comunale che preveda un nuovo Regolamento del Decentramento nel quale le municipalità – in ottemperanza ai dettami contenuti nell’art. 17 del D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 che prevedono che le municipalità rappresentano le esigenze della popolazione nell’àmbito dell’unità del comune e che nei comuni con popolazione superiore a 300.000 abitanti, lo statuto comunale può prevedere particolari e più accentuate forme di decentramento di funzioni e di autonomia organizzativa e funzionale – devono poter:
- a) godere di autonomia amministrativa, finanziaria e gestionale nei limiti stabiliti dallo Statuto e organizzare la loro attività in base a criteri di efficacia, efficienza ed economicità, con l’obbligo di conseguire l’equilibrio dei costi e dei ricavi, compresi i trasferimenti;
- b) organizzare l’attività e promuovere la valorizzazione del personale assegnato nei limiti e con le modalità stabiliti dallo statuto, potere altresì stipulare contratti di lavoro a tempo determinato, avvalersi di lavoro temporaneo e di collaborazioni esterne ad alto contenuto di professionalità nei limiti e con le modalità stabiliti dalla legge e dai contratti collettivi di lavoro;
- c) concorrere, in base alle disposizioni del Regolamento di contabilità, alla definizione del bilancio dell’Amministrazione centrale e, nel rispetto delle destinazioni delle risorse da questo stabilite, adottare annualmente gli atti di pianificazione degli interventi per spese e investimenti sul territorio del Municipio. Il Regolamento deve definire le modalità per assicurare ai Municipi risorse finanziarie certe derivanti da trasferimenti, quote di tributi e tariffe, sponsorizzazioni e contributi, donazioni e lasciti, vendita di pubblicazioni e altri materiali;
- d) concorrere preventivamente, con le modalità stabilite dal Regolamento del decentramento, alla definizione delle linee guida dei contratti di servizio pubblico, mediante la formulazione, in sede consultiva, di proposte e valutazioni, per la più congrua determinazione delle esigenze strumentali dell’Amministrazione in ambito decentrato.
Occorre rendere effettivo e fruttuoso un decentramento capace di un reale raccordo tra cittadini ed istituzioni centrali che parta dai bisogni reali, salvaguardi la varietà e la ricchezza delle differenze, le risorse e le specificità dei singoli territori, tutelandone l’identità, nella consapevolezza di far parte di un unico corpo, cui solo il contributo di tutti darà futuro e sviluppo.
Se ciò non dovesse avvenire tanto vale allora abolirle data la loro attuale inutilità.