Le quattro giornate di squalifica comminate a Gonzalo Higuain sembrano eccessive in assoluto, ma appaiono ancor più spropositate in virtù del noto precedente Bonucci. E’ vero, si tratta di situazioni differenti e di arbitri diversi. Tuttavia, passare da zero a quattro giornate per situazioni in alcuni punti quantomeno tangenti, fatalmente finisce per diventare un’ingiustizia. Va detto che il Pipita ha sbagliato: anche di fronte ad un secondo giallo che non c’era affatto, lasciarsi andare ad una reazione isterica è un errore, che può starci e può accadere, ma che va comunque sanzionato. Nelle motivazioni della sentenza però si intravede uno scorporo degli avvenimenti e una sorta di conseguente anatocismo della sanzione che sembra avere come obiettivo il capro espiatorio, la sentenza esemplare. La giustizia sportiva ha maglie troppo larghe, e margini di interpretazione troppo ampi. Questo la rende fatalmente oggetto di possibile doppiopesismo che ne mina la credibilità. Finchè non verrà riformata e resa più chiara, non sarà mai credibile fino in fondo.
Si era fino ad ora di fronte al campionato più bello degli ultimi anni. Questo per merito della storica rimonta della Juventus, del ritorno di una tenace e ritrovata Roma, ma soprattutto perché il campionato è stato tenuto in vita dalla sorprendente stagione della squadra di Sarri, alla quale ha spianato la strada il marziano Higuain. Il Pipita era ( e potrebbe esserlo ancora) in corsa per la conquista della Scarpa d’Oro, e per battere a circa sessant’anni di distanza il record di goals segnati in Seria A dallo svedese Nordahl. Non va inoltre dimenticato lo scontro diretto tra Roma e Napoli che ad oggi l’argentino non potrebbe disputare. Questa sentenza, se confermata anche di fronte al ricorso che il Napoli presenterà, finirà inevitabilmente col macchiare tutto questo. Negarlo vorrebbe dire dar sfogo all’ipocrisia. Certo, tutti questi elementi non dovrebbero avere alcun peso su una decisione giusta ed imparziale del giudice sportivo, ci mancherebbe. Il problema però è ancora una volta rappresentato da una giustizia decisamente arbitraria. I precedenti ( da Totti a Bonucci, passando per Zaza. Ma anche, in senso opposto, pensando al caso Borja Valero) dimostrano come ci si sia regolati in maniera diversa di fronte a situazioni simili. Nel caso specifico, l’atteggiamento del Pipita viene ritenuto aggressivo. Tuttavia, se la lingua italiana rappresenta un codice ancora affidabile, non si comprende come si possa definire l’atteggiamento di Bonucci nei riguardi di Rizzoli in occasione del derby con il Torino, se non aggressivo alla stessa maniera, e rimasto tuttavia impunito. Va detto che sul calciatore azzurro peserebbe in ogni caso la doppia ammonizione, di per sé causa del primo turno di squalifica, frutto però di decisioni a loro volta errate. Guardando con maggiore attenzione le immagini e i precedenti, si comprende perciò quanto margine ci sia per rivedere almeno in parte la decisione in sede d’appello. Questo con un duplice scopo: fare giustizia vera e senza accanimento, e nel contempo tentare un disperato recupero di credibilità della sua giustizia sportiva.
Infine, l’accostamento storico presente nel titolo vien da sé. Non solo per l’ovvio gioco di parole, ma per lo spirito ( sportivo e mai paragonabile, ovviamente) che il Napoli è chiamato ora a tirar fuori. Ad Udine il Pipita era nervoso anche perché nonostante i suoi 30 gol in 31 giornate, in quel momento lo scudetto si stava allontanando. La reazione dei suoi compagni forse non è stata quella sperata dopo il pareggio, e la frustrazione si è presentata puntuale. Anche sulla quarta espulsione stagionale di Sarri ci sarebbe da discutere. La sensazione è che il Napoli in alcuni elementi chiave, dalla dirigenza ai calciatori passando per il tecnico , debba ancora maturare. Cercare alibi sarebbe profondamente sbagliato, ed attribuire eventuali cali solo agli arbitraggi sarebbe controproducente. La Juventus ha oggettivamente qualcosa in più, e non va dimenticato che la Roma è passata dal meno 12 al meno 4 attuale da quando è arrivato Spalletti, prima della squalifica di Higuain. Comunque vada, il Napoli è chiamato a fare passi diversi in estate su più livelli se vorrà puntare a vincere, questo deve essere chiaro. Ora però c’è una fiammella di speranza che va alimentata ancora e c’è un secondo posto da difendere. Se le quattro giornate fossero confermate, sarebbe un’ingiustizia. Se così fosse però, al di là dei risultati che verranno, sarebbe questa la grande occasione dell’ambiente del tecnico e dei calciatori, per dimostrare di avere un carattere all’altezza del loro grande numero nove e delle ambizioni sportive di un’ intera città.