Cultura

LE REGOLE DEL GIUOCO DEL TENNIS, DALLA TERRAZZA DEL GRAND HOTEL PARKER’S

dalla terrazzaOggi Wimbledon si apre con la nostra Camila Giorgi contro Caroline Wozniacki e si chiude con il bolzanino Andreas Seppi che sfida il padrone di casa Andy Murray. I fanatici del tennis come me si trovano, quindi, nel pieno di un’isteria della ragione che li cattura per ore e ore dinanzi la tv a vedere la palla da gioco rimbalzare da un campo all’altro disperatamente. Ed ecco che, in questo andirivieni claustrofobico si inserisce l’ironia leggera ma riflessiva de “Le regole del giuoco del tennis” di Mario Gelardi, piece messa in scena ieri, 3 luglio, alle ore 20.00, per la rassegna estiva del

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Nuovo Teatro Sanità, ospitata dalla terrazza del Grand Hotel Parker’s, con il panorama di Corso Vittorio Emanuele che regala Napoli nell’incanto serale del tratteggio avvolgente del mare e delle abitazioni rosate dal tramonto. Suggestione visiva che già di per sé varrebbe il prezzo del biglietto, ma attori e regia ci mettono il loro per portare la serata oltre il piacevole.

Due grandi amici, interpretati da Carlo Geltrude e Riccardo Ciccarelli, dedicano un giorno della loro settimana allo svago atletico di una partita di tennis in doppio, il che già ci solleva da quello status di individualismo antagonistico del tennis a due. Mentre rigettano la pallina verso l’altra parte del campo, i due ragazzi – così diversi per estrazione sociale e carattere, ma incredibilmente così vicini per effetto del sentimento che li lega – si raccontano, chiacchierano di tematiche che soltanto apparentemente sono leggere e che nascondono, invece, una certa profondità.

20150703_193629Se nel tennis “vero” regna il silenzio, eccezion fatta per qualche facinoroso e per alcuni acuti femminili, in “questo” tennis è la parola a farla da padrona: “Io sto giocando, ma è per parlare” sentiamo dire ad uno dei due, cogliendo dunque il motivo sotteso al gioco.  Parole che usano a pretesto le regole del gioco per bisbigliare, per suggerire, per aprire altri canali di dialogo quasi incessante tra i due amici, messo in pausa ottimamente con intermezzi musicali e slow-motion brillantemente e comicamente eseguita dai due attori. Il pubblico ride alla facce storte, stravolte da bocche spalancate e occhi da fuori, ai movimenti sportivi che, nell’ispirarsi volutamente goffo alla danza classica, rallentano per estremizzare. Con la regia di Carlo Caracciolo, la rappresentazione vanta una perfetta sinergia tra movimenti coreografici, che uniscono lo sport al balletto, parole e suoni gutturali, musica classica e sguardi dei due attori che sembrano non dimenticare mai il presupposto fondamentale del gioco del tennis: l’intensità, soltanto che invece di metterla esclusivamente nello sport, la traslano sul piano emozionale attraverso una pantomima incessante che deve averli fatti sudare quasi avessero davvero fatto una partita di tennis!

IMG-20150703-WA0050Il risultato è che, sul prato sintetico della terrazza, va davvero in scena una partita di tennis, forse con la sola significativa differenza della durata: una brevità che ne attesta la riuscita, l’agilità, il ritmo serrato ma per niente approssimativo. Mario Gelardi coglie davvero l’essenza del tennis e, dovendola portare nell’atto teatrale, capisce di non poterlo fare se non traslandola su un piano altro da quello meramente sportivo; o, forse, era il piano “altro” che esigeva la dimora tennistica come squisito pretesto. Questo coup de théatre, insomma, possiamo quasi definirlo: tennis dei sentimenti.

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