Delle Vele di Scampia (profonda periferia al Nord di Napoli), ne rimangono soltanto tre: Vela Verde, Vela Gialla e Vela Rossa, le altre quattro sono state già abbattute. Li dove per anni ha abitato la prima faida, detta la faida di Secondigliano, che ha provocato oltre settanta morti. In origine, negli anni sessanta, la storia vuole che la Cassa del Mezzogiorno affidò la progettazione del nuovo complesso all’architetto Franz Di Salvo, e che è rimasto ancora il più grande progetto della sua carriera. Scampia doveva essere un quartiere dove la residenza sociale, era pensata con ampie zone verdi, aree di scorrimento e con unità abitative che avrebbero dovuto fare comunità. Ma nel 1980 le Vele erano già divenute zona di droga e spaccio e furono legate, con una convenzione, al Dipartimento di Progettazione Urbana dell’Università degli Studi di Napoli, Federico II, per il recupero della zona, poi rinnovata. Scampia era, ai tempi, in un vero e proprio market della droga. Il terremoto poi dell’Irpinia fa la sua parte, dove molti occupano le Vele anche abusivamente. Per anni Scampia è solo droga, camorra, povertà e degrado, un quartiere isolato e abbandonato a se stesso, luogo della mala vita. Ma nel 2006, vi è la svolta : Roberto Saviano scrive Gomorra e dice che Napoli inizia a Scampia. Oggi, la giunta comunale di Napoli ha approvato il progetto di riqualificazione della Vela Celeste. L’intervento costerà ben 27 milioni di euro e sarà finanziato per 18 milioni grazie ai fondi del Bando Periferie e per 9 milioni dai fondi del Pon Metro. Le Vele saranno definitivamente abbattute, rase al suolo e con esse anche ciò che sono state e che si spera, non torneranno più ad essere.