Fu per una doverosa celebrazione del maestro d’una vita intera, un omaggio accurato, e una necessaria ricognizione nella contemporaneità di un pensiero ancora capace di brillare rivelativo, e di perf…orare o ribaltare schemi ormai traballanti, che nel 2002 Ernesto Paolozzi diede alle stampe “L’estetica di Benedetto Croce”. A cent’anni esatti dalla pubblicazione dell'”Estetica”, la cattedrale del filosofo, apparsa nel 1902, esigeva lo sgombero di polemiche annose e datate, era tempo che si liberasse «da troppe incomprensioni e, perfino, da troppo studio amorevole quanto pedantescamente erudito». Il pensiero crociano poteva ancora bussare al presente a partire dalla rotta indicata della concezione dell’arte intesa come intuizione, e soprattutto comprendere, più che mai, che la dimensione estetica è dimensione teoretica, conoscitiva di ogni aspetto della realtà e dell’agire umano. Infrangeva molte regole a inizio Novecento, poteva anche nel nuovo millennio.
Il saggio di Paolozzi ritorna oggi ampliato da un intervento su come l’estetica regoli o condizioni anche «il Diritto, la vita degli Stati, la legislazione dei governi, la gestione dell’economia». Un testo che arricchisce il volume affiancandosi all’analisi dell’evoluzione della speculazione infaticabile di Croce che dopo il 1902 proseguì nel ’12 con il “Breviario di estetica” e “Aesthetica in nuce” del ’28, fino a “La Poesia” pubblicata nel ’36. Paolozzi ripercorre le tappe del pensiero, dell’arte come forma della conoscenza e dell’inscindibilità tra forma e contenuto, il profondo divario tra poesia e non poesia, l’impossibilità di tradurre in modo identico un testo letterario, l’errore di dirottare e imbrigliare il frutto di intuizione, la purezza della creazione in generi artistici e letterari. Però è estendendo ad altre dimensioni della realtà umana, alla politica, e anche alla comunicazione, che Croce torna, si fa spazio, è ancora una chiave che aiuta a comprendere molto, come a dissodare la terra aspra, asfittica e troppo confusa dei nostri tempi che procedono veloci, camminando ciechi sulle macerie delle ideologie. Così «l’intuito politico, come il ragionamento politico, sono parte essenziale del più generale comportamento pratico, ma entrambi si fondano su una dimensione estetica» che ormai, in epoca presente, fornisce spazio a un fiume, sempre più protagonista, di “rabbia”, “rancore”, “invidia”, “superficialità”, “banalità”. E di passo anche la comunicazione, che perde la finalità dell’informazione, e soggiace alla necessità di ottenere consenso, a scapito della verità dei fatti. «Un tradimento della verità estetica, della conoscenza dell’individualità», per scopi puramente personali.
Pier Luigi Razzano – La Repubblica