La “tarda età della stampa” in cui viviamo pone la lettura (e la scrittura) di fronte a numerose e affascinanti nuove sfide. Si pensi, ad esempio, alle opere “ibride”, che esulano cioè dai limiti imposti dalla canonica forma-libro a cui siamo abituati confrontandosi con nuovi supporti (tablet, smartphone, pc), con codici diversi da quello testuale (immagini, suoni, video) e con strutture non lineari (si pensi agli ipertesti di cui, di fatto, sono costituite le “pagine” di Internet).
In questo articolo presentiamo due esempi di “libridi” – il Flipback Mondadori e il libro d’artista in realtà aumentata Between Page And Screen – per riflettere su una questione già avanzata da Gino Roncaglia nel suo intervento “Leggere in formato digitale” in occasione del Convegno ‘Le teche della lettura’ (Milano 17-18 marzo 2005).
La problematica avanzata dal filosofo e saggista italiano – tra i pionieri dell’uso di Internet in Italia e della riflessione sulle sue potenzialità culturali (in particolare nel settore dell’editoria e degli ebook) – è la seguente: la cultura digitale rappresenterebbe un nuovo paradigma che si propone di sostituire e rimpiazzare integralmente il paradigma preesistente legato alla cultura del libro? E, parallelamente, la forma-libro è davvero incompatibile con la lettura in ambiente elettronico?
Flipback è il nuovo formato presentato dalla Mondadori lo scorso 8 maggio al Salone del Libro di Torino. Sei volte più piccolo della dimensione tradizionale di un libro – vero e proprio palmare quindi – tale supporto presenta anche un diverso orientamento, per cui è possibile sfogliare il testo in verticale con un solo dito, dal basso verso l’alto, proprio come si scrolla lo schermo di uno smartphone.
Se il Flipback presenta un contenuto “tradizionale” su un supporto che si sforza di essere un volumen (un rotolo) pur restando un codex (un quaderno con pagine), Between Page And Screen si avvale al contrario di un supporto del tutto tradizionale per veicolare contenuti “ibridi”, posti appunto tra la pagina e lo schermo.
Scritto da Amaranth Borsuk e programmato da Brad Bouse, Between Page And Screen è un libro d’artista in realtà aumentata: come è possibile vedere in questo video dimostrativo, le pagine non contengono del testo, ma dei disegni geometrici astratti (marker). Basterà allora connettersi all’applicazione online e porre le pagine davanti alla webcam del computer per veder emergere da esse, sullo schermo – proprio come un pop-up digitale – dei testi olografici. Si potrà così leggere la serie di lettere scritte da due innamorati, P. e S., che cercano di definire la loro relazione che – come il libro – esiste solo al confine, in uno spazio aumentato che può essere aperto soltanto dal lettore.
Oltre ad aver utilizzato librerie open source (qui il codice sorgente), gli autori hanno redatto anche una guida gratuita che consente a chiunque di costruire il proprio “librido” in realtà aumentata.
Quali conclusioni possiamo trarre da questi due diversi esempi di lettura in era digitale?
La prima non fa che confermare l’aspetto bilaterale della teoria della ri-mediazione formulata dal professor David Bolter: non solo i nuovi media si rifanno alla stampa (basti pensare alle icone e ai programmi di videoscrittura), ma ora è soprattutto quest’ultima che sta diventando iper-mediata in consapevole imitazione, e concorrenza, dei media elettronici.
La seconda è una risposta negativa agli interrogativi formulati in precedenza: rifacendoci nuovamente a Roncaglia, dunque, e come questi due semplici esempi dimostrano, “è ragionevole ritenere che le nuove forme di organizzazione del testo rese possibili dalla rivoluzione digitale vadano viste come complementari, e non alternative, rispetto a quelle tradizionali”.
Sarebbe bene quindi affiancare alla promozione della lettura su carta anche quella elettronica, lavorare affinché il supporto (digitale) alla lettura si avvicini alla perfezione ergonomica raggiunta dal libro – quella perfezione giustamente considerata dal compianto Umberto Eco difficilmente eguagliabile, ma soprattutto non lasciarsi abbagliare dalle possibilità offerte dalle nuove tecnologie perché, oggi come in passato, ciò che conta è il contenuto.