Cultura

Libro di Schettino? No, grazie! Ci vuole rispetto per i morti

“Il libro di Schettino? Non lo vendo, ci vuole rispetto per le persone che hanno perso la vita in quella tragedia.”

Cristina Ricci ne è certa, “Qui il libro di Schettino non si vende”, è la scritta che campeggia all’esterno della sua libreria a Livorno.

La proprietaria del negozio di libri, in un’intervista comparsa su diversi quotidiani online, si fa promotrice della sua iniziativa. Già alla notizia della pubblicazione del volume “Le verità sommerse”, infatti, la libraia aveva chiare le idee sul da farsi.

“Se Schettino avesse scritto di meteo o di qualsiasi altro argomento, non ci sarebbe stato alcun problema a proporre in vendita il suo libro. Parlare della Concordia, però, tentare di dare una spiegazione ai fatti di quella notte lo trovo ingiusto e irrispettoso”.

Si dice una libraia attenta, di quelle a cui piace indirizzare le letture dei propri clienti, rifiutando le accuse di strumentalizzazione della cosa per farsi pubblicità.

“Siamo una piccola attività a conduzione familiare e posso scegliere cosa proporre in vendita e cosa no. Mi sarei vergognata di me e dei clienti che l’avrebbero acquistato”.

Ed ecco che, quindi, la notizia rimbalza in poche ore su tutti i social network, trovando grande solidarietà da tutte le parti del Mondo, persino dal Bangladesh.

Quella di Cristina è la reazione che moltissimi si sarebbero aspettati dopo la presentazione di un paio di settimane fa in quel di Meta, quando il Comandante, con parte degli abitanti della città a sostenerlo, professori universitari e giornalisti, dava, ancora una volta, ma in forma, appunto, scritta, la sua versione dei fatti.

“È la prima volta che faccio una scelta simile.” Chiude la proprietaria della libreria. “Credo si possa investire su materiale più costruttivo”.

In un Paese in cui la cultura fa fatica ad affermarsi come forza trainante della reazione alla crisi dei nostri giorni, in cui i giovani scappano per cercare fortuna o affermarsi per il proprio talento, è facilmente comprensibile lo sdegno della gente, delle persone che dalla pubblicazione del libro di Schettino si sono sentite offese e prese a schiaffi, assieme ai trentasette morti della tragedia all’isola del Giglio.

L’unica speranza a cui ci si aggrappa, davvero, è che le verità sommerse vengano una volta per tutte a galla e che giustizia, nel Paese della certezza della “non pena”, sia fatta.

 

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