“Nei lager non si va in gita, è un pellegrinaggio. Non si mangia, non si fanno selfie ma si sta in silenzio, magari con un abito leggero in inverno per sperimentare anche solo per mezz’ora che cosa si prova. Si ascolta solo la propria coscienza“. E’ quanto critica Liliana Segre, 88 anni, senatrice a vita, superstite dell’Olocausto e attiva testimone della Shoah italiana, una delle poche superstite che può ancora raccontare l’orrore del nazismo e dell’odio razziale. Quello che voleva dire la Segre è giunto a 1500 studenti giunti a New York per l’ottava edizione di “Change the World”, la simulazione dei lavori delle Nazioni Unite organizzata dall’Associazione Diplomatici. La senatrice racconta quando a 8 anni il padre le disse che non sarebbe potuta più andare a scuola. “Chiese alla maestra di venire a casa per spiegarmi perché non potevo tornare nel luogo per me più sicuro, la mia classe. Mi accolse con un sentimento terribile: l’indifferenza. Si limitò a riferire delle leggi razziali e se ne andò. Senza abbracciarmi. Senza dispiacere”.
L’indifferenza generale è quel sentimento che regna ancora oggi fra molte persone è che la senatrice definisce: “sentimento osceno”, invitando così i giovani a farsi motore del cambiamento, un cambiamento vero non sono descritto a parole ma messo nei fatti, cercando nel quotidiano di abbattete i muri che non si vedono, pregiudizi, razzismo, intolleranza, politica e religiosa. Dalla caduta del muro di Berlino del 1961 con la Germania finalmente unita si pensava che non ci fossero state più divisioni che saremmo stati tutti uguali, uniti e invece oggi, più che mai, di muri se ne alzano ancora ma sono muri invisibili, impalpabili e forse indistruttibili proprio perchè non si riescono a vedere ma si sentono dentro e fanno male esattamente come ieri.