La ‘’nuova destra’’ europea avanza inesorabilmente nel vecchio continente, mettendo a nudo tutte le debolezze e le instabilità di democrazie ormai logore, le quali non riescono a dare risposte certe sulle nuove problematiche che affliggono questa società.
Anche se nate in contesti totalmente diversi (per storia, cultura e condizioni sociali), le destre europee hanno tutte dei punti in comune: euroscetticismo, anti-immigrazione, anti-multiculturalismo e anti-islamizzazione.
La crisi economica mondiale ha certamente ampliato la forbice economica e portato povertà in quelle classi sociali un tempo ritenute al sicuro; il crescente malcontento nella popolazione ha creato una sofferenza ormai palpabile verso Bruxelles e le sue scelte o le sue richieste, ritenute troppo soffocanti. La crisi migratoria nel Mediterraneo unita alla crescente paura del terrorismo di matrice islamica hanno fatto il resto. Il risultato è un nazionalismo esasperato che cerca di creare recinti e di chiudere i rapporti con l’esterno.
I voti ottenuti dal Partito della Nazione in Austria alle recenti elezioni, riesce a farci capire la portata di un movimento che sta pian piano sostituendo le maggiori social-democrazie d’Europa. Anche in Danimarca, Svezia e Norvegia il mito del welfare perfetto viene a cadere sotto gli attacchi di partiti di ultradestra preoccupati dall’ingresso nel tessuto sociale degli immigrati. Senza contare i partiti storici, come il Front-National della Le Pen in Francia o La Lega di Salvini in Italia, e il Governo Orbàn in Ungheria resosi famoso agli occhi del mondo per aver innalzato il muro di filo spinato per contrastare i flussi migratori.
In questo scenario vengono messi in discussione i principi democratici di base come la solidarietà e la fratellanza. E’ un’Europa certamente stanca, che crea enormi campi profughi come quello di Idomeni o Grande-Synthe.
E’ un’Europa che deve necessariamente trovare la forza per contrastare un egoismo politico crescente, che rischia di soffocare i cittadini nella paura collettiva.