In questi giorni i mezzi di comunicazione snocciolano cifre allarmanti paventando una nuova recessione: negli ultimi mesi, 14 dei 17 settori della nostra economia sono in rosso più o meno profondo. Si salvano soltanto alimentari e farmaceutici. Ma tra gli indicatori manca la voce turismo, a conferma di quale scarsa considerazione continui a soffrire questo settore anticiclico, vitale per la nostra economia, cui contribuisce, tra diretto e indotto, con 180 miliardi: oltre il 10 per cento del Pil e con 2 milioni 600 mila posti di lavoro.
Dati Istat ancora non definitivi parlano di un aumento degli arrivi nel 2018 del 4,5% e delle presenze del 3,9% rispetto al pur buono 2017. Bene anche la spesa degli stranieri; più 4%. Milano fa meglio della media nazionale: quasi 7 milioni di turisti in un anno, il 10% in più rispetto al 2017. Turisti che diventano 10 milioni se, oltre alla città, si considera anche l’hinterland. Anche in dicembre le presenze in città sono aumentate: 543.613 persone, il 13,81% in più rispetto a dicembre 2017, quando gli arrivi erano stati 477.636.
Secondo una ricerca della Banca d’Italia, però, non è il caso di entusiasmarsi. Se paragoniamo lo sviluppo del turismo in Italia al Paese competitor a noi più affine per vocazione e dimensione, la Spagna (il primato francese è generalmente accettato), ci si chiede come sia possibile che la Spagna riceva molti più turisti dell’Italia: 82 milioni contro 59, e incassi 60 miliardi di spese contro 40; anche se per bellezze paesaggistiche, patrimonio culturale e monumentale, qualità enogastronomica e quant’altro siamo oggettivamente superiori.
Da decenni la Spagna fa dello sviluppo turistico il pilastro della propria economia: ha istituito un ministero ad hoc mentre in Italia il turismo dovrebbe essere assorbito dal ministero dell’Agricoltura. Il settore inoltre lamenta da sempre poca attenzione alla pianificazione strategica, incapacità di promuovere l’immagine del Paese, bassi investimenti pubblici.
Questi punti di debolezza si rivelano anche all’interno del Paese. Il Nord e il Centro intercettano l’85% del turismo, nonostante il Sud (che comunque sta migliorando in classifica) conti il 78% delle coste, tre quarti dei parchi nazionali, un quarto dei musei e più della metà dei siti archeologici.
Bankitalia invita ad attrezzarsi per trarre beneficio dalla prevista ulteriore espansione dei flussi turistici mondiali, che hanno raggiunto quota 1 miliardo e 350 milioni di viaggiatori. Tra i punti critici del sistema Italia annota la relativa preparazione del capitale umano e la carenza di infrastrutture di trasporto.
Achille Colombo Clerici