Il bronzo del Pescatorello ottenne un grande successo di pubblico e di critica quando fu presentato nel 1877 al Saloon di Parigi nel 1877 ove fu effigiato dalla menzione d’onore. Della scultura esistono alcune repliche, le più belle sono tre: una conservata nel museo del Bargello a Firenze, una, ufficialmente nella stanza del sindaco di Napoli, ma spesso errante tra mostre e musei e la terza, di cui parleremo in questo articolo, conservata nella collezione della Ragione a Posillipo.
Le tre repliche autografe derivano da un gesso preliminare (fig.1), conservato nel museo di Capodimonte, che fece da guida all’artista per realizzare le repliche in bronzo, alle quali egli lavorava a lungo di cesello sulla superficie per realizzare una continua vibrazione della luce.
L’opera (fig.2) di cui intendiamo parlare in questo breve contributo, alta cm. 135 e firmata sulla base V. Gemito, venne acquistata dal noto professionista nel corso di un’asta Semenzato tenutasi a Roma il 25 novembre 1991; in precedenza apparteneva al famoso imprenditore Eugenio Buontempo.
In questa scultura è molto curata la pelle increspata, naturalisticamente ottenuta con un paziente lavoro di scalpello, mentre risaltano i tratti del volto (fig.3) ed è molto curata la vivace correlazione delle membra di questo scugnizzo in equilibrio precario sullo scoglio e nell’atto di trattenere i pesciolini appena staccati dall’amo. Si sa che Gemito allo scopo di ottenere la migliore ispirazione possibile teneva a lungo il modello in piedi su un sasso cosparso di sapone per cogliere meglio l’energia potenziale e poterla poi immortalare nel bronzo.
Gemito per meglio rendere le opere che creava dal bronzo predisponeva numerosi disegni preparatori per studiare l’evoluzione della forma. La gran parte di questi disegni erano nella collezione Minozzi (fig.4) ed oggi si possono ammirare nelle sale del museo di Capodimonte.
Attraverso il loro esame è possibile verificare la ricerca formale eseguita dall’autore per stabilire la posizione definitiva del pescatore sullo scoglio: in alcuni disegni lo scugnizzo ha i piedi ben piantati sul sasso con il busto flesso in avanti; in altri la figura vista di prospetto o di spalle si sposta verso la definitiva posa accovacciata sugli scogli, in altri ancora si osservano altre posizioni, segno evidente di una accuratissima ricerca spaziale eseguita dall’artista.
Il soggetto iconografico, per via del grande successo di critica e pubblico, è stato replicato più volte in formato ridotto e con significative varianti dallo stesso Gemito, come nel caso del Piccolo pescatorello (fig.5) che qui rendiamo noto.
E concludiamo in bellezza l’articolo fornendo ai lettori la visione di una parte del salotto (fig.06) che ospita l’opera di cui abbiamo parlato e l’autore con il catalogo della sua raccolta in compagnia dell’adorata moglie Elvira (fig.07)
Achille della Ragione