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Lo stipendio ai deputati non si tocca. Neanche a quelli in carcere

Niente da fare. I grillini ci riprovano ad andare contro la casta e i suoi inattaccabili privilegi ma, per quanto spingano forte i loro arieti, neanche questa volta sono riusciti ad abbattere il muro. Eppure sembrava si trattasse veramente di una giusta causa e che, al di là delle evidenti falle nel programma del partito e del continuo sbraitare del loro leader, la questione potesse finalmente mettere d’accordo tutti quanti. O almeno avrebbe dovuto mettere tutti d’accordo. Ma andiamo con ordine.

Lo scorso 15 maggio il deputato del PD Francantonio Genovese è stato arrestato con autorizzazione della Camera a seguito di votazione con voto palese con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Ma, nonostante fosse agli arresti, il parlamentare ha continuato a percepire l’indennità, pur senza gli emolumenti accessori, come la diaria e i rimborsi previsti per l’esercizio del mandato. Ma, pur rimanendogli la sola indennità, si tratta comunque di ben 5.246,54 euro netti che la Camera continua a versare a un indagato. Dunque, il Movimento 5 Stelle si è incaricato di presentare una proposta, con firmatari Riccardo Fraccaro, Luigi Di Maio e Claudia Mannino, che prevedesse il taglio completo dello stipendio ai parlamentari privati della libertà. Inutile dirlo, la proposta è stata respinta al mittente dall’ufficio di presidenza della Camera con la seguente motivazione: la Costituzione italiana prevede per legge che a Genovese, e agli altri nelle sue condizioni, si continui a corrispondere l’indennità legata alla sua carica, mentre per accogliere le richieste del M5S sarebbe necessaria una iniziativa legislativa apposita, che permetta di togliere ai deputati finiti in manette anche quei 10.435 euro lordi.

E pensare che suddetta proposta era stata salutata con favore a Montecitorio, dove anche Laura Boldrini aveva parlato di una proposta di assoluto buon senso. Tuttavia, a votare a favore sono stati solo i tre Cinque Stelle: per il resto, si conta un solo astenuto (Edmondo Cirielli) e tutti gli altri contrari.

Ma i grillini, si sa, sono battaglieri, nel bene e nel male, e non hanno perso occasione di attaccare Montecitorio chiedendosi: «Se Genovese è agli arresti domiciliari, i cittadini che lo pagano a fare?». Sono parole di Luigi Di Maio, che aggiunge: «I partiti danno lo stipendio ai parlamentari in galera». E come dargli torto? In fondo, che si condivida la linea politica dei Cinque Stelle o meno, chi, in questo Paese, vorrebbe continuare a pagare vitalizi e pensioni ai deputati condannati per reati di mafia, di corruzione e contro la Pubblica amministrazione?

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