“L’Italia, negli ultimi anni, ha fatto notevoli passi in avanti nel miglioramento della qualità dell’istruzione, ma forti sono le differenze nelle performance degli studenti all’interno del Paese, con le regioni del Sud che restano molto indietro rispetto alle altre, tanto che il divario della performance in ‘Pisa’(gli standard internazionali di valutazione) tra gli studenti della provincia autonoma di Bolzano e quelli della Campania equivale a più di un anno scolastico“. Cosi si è espresso l’Ocse nel suo rapporto “Strategie per le competenze”. Tuttavia nel rapporto si legge che: “gli italiani laureati hanno, in media, un più basso tasso di competenze in lettura e matematica (26esimo posto su 29 paesi Ocse). Non solo, quelli che ci sono non vengono utilizzati al meglio, risultando un po’ ‘bistrattati’. L’Italia è “l’unico Paese del G7” in cui la quota di lavoratori laureati con mansioni di routine è maggiore di quella che fa capo ad attività non di routine. Il fenomeno è meglio noto come ‘skills mismatch’, ovvero il ‘dialogo tra sordi’, nel dialogo i due potenziali interlocutori sono il lavoratore e il posto di lavoro.Cosa da noi “molto diffusa”, spiega l’Ocse in un dossier specifico sulla materia. Per quanto riguarda il reperimento dei salari: “Il livello dei salari in Italia è spesso correlato all’età e all’esperienza del lavoratore piuttosto che alla performance individuale, caratteristica che disincentiva nei dipendenti un uso intensivo delle competenze sul posto di lavoro“, risulta così un’ Italia rinchiusa in un ‘low-skills equilibrium’, ovvero una situazione in cui la scarsa offerta di competenze è affiancata da una debole domanda da parte delle imprese. Si evince così che da una parte la forza lavoro non si concepisce molto preparata all’ offerta , e quindi nello svolgere le diverse mansioni possibili, dall’altra le aziende non vogliono assumere. Si riscontra un circolo vizioso che non avanza molto lontano.