Nella periferia di Tripoli, un attacco aereo avrebbe causato oltre cento morti e a un numero ancora imprecisato di feriti, le vittime del tragico bilancio sono tutte parte del centro di detenzione di Tajoura. Prima di quest’episodio, la comunità internazionale è stata divisa sulla posizione da assumere nel conflitto libico, invece in questa circostanza si sono scosso le anime al punto che è stata fatta esplicita richiesta di far piena luce sull’accaduto. António Guterres, Segretario Generale dell’Onu, ha manifestato la sua «indignazione condannando questo orrendo incidente nei termini più forti», inoltre «ha chiesto l’apertura di un’indagine indipendente per assicurare che i colpevoli siano consegnati alla giustizia». Nelle prossime ore si attende anche l’espressione del Consiglio di sicurezza dell’Onu in una posizione ufficiale su quanto accaduto, subito dopo il tragico evento, è stata indetta una riunione di emergenza, il capo del palazzo di vetro, in un suo intervento, ha ricordato alle parti «l’obbligo ai sensi del diritto umanitario internazionale di adottare tutte le precauzioni possibili per evitare, e in ogni caso di minimizzare, le perdite di civili. Questo incidente sottolinea l’urgenza di fornire a tutti i rifugiati e migranti un rifugio sicuro fino a quando le loro richieste di asilo possano essere valutate o possano essere rimpatriati in modo sicuro», ribadendo, con fermezza un immediato cessate il fuoco in Libia e un ritorno al dialogo politico. La struttura durante l’incursione aerea è stata colpita da almeno due bombe, al momento del incursione, erano rinchiusi nella casa circondariale circa 610 migranti, di cui 123 erano quelli tenuti nella sezione colpita. Un testimone della scena ha raccontato «Stavamo dormendo quando sono piovute le bombe. Il centro ci è completamente crollato addosso». Un portavoce delle forze di Haftar ha ammesso che il centro è stato colpito per errore da un raid che puntava a una vicina struttura del ministero dell’interno libico, in genere usata come arsenale. Il generale Khaled el-Manjoub, ha accusato le forze governative del premier Fayez al-Sarraj di sfruttare i migranti come «scudi umani piazzandoli in depositi di munizioni». La coalizione di al-Sarraj reclama da parte sua un’inchiesta internazionale. L’incontro del Consiglio di sicurezza dell’Onu è stata chiesta anche perché l’aereo che ha compiuto il raid sarebbe di nazionalità straniera a tutt’ora non si conosce la nazionalità , ha sostenuto l’esecutivo, riferendosi implicitamente ai paesi che sostengono le forze del generale Haftar. La condanna è unanime da gran parte della comunità internazionale, tant’è che il presidente del Consiglio dei Ministri Italiano, Giuseppe Conte ha parlato di «scioccante e tragico attacco» sostenendo che «l’unica soluzione, in Libia, è quella politica». Il ministero degli esteri italiano ha annunciato che Roma ha proposto all’Unione europea un’immediata presa di posizione unitaria dei 28 membri che sostenga l’apertura dell’inchiesta da parte dell’Onu. Oltre che dalla Lega araba, condanne sono arrivate anche dalla Francia, notoriamente vicina ad Haftar. Mentre Londra, attraverso il suo ambasciatore a Tripoli, ha chiesto che i centri di detenzione per migranti nelle zone dove si combatte dal 4 aprile siano chiusi. Anche gli Stati Uniti d’America condannano e definiscono “ripugnante” l’attacco aereo in Libia che ha ucciso oltre quaranta migranti e lanciano un appello per risolvere il conflitto.
Raffaele Fattopace