La storia di Lucio Dalla condensata in settanta canzoni, tra successi immortali, rarità e un inedito. Questo è ‘Duvudubà’, raccolta in uscita oggi che presenta il repertorio del cantautore e musicista in una veste audio rivitalizzata dalla rimasterizzazione a 192 KHz/24 bit dei nastri originali di studio. Il titolo viene dall’iconico canto scat di Dalla nella sigla ‘Lunedìfilm’: “Ci piaceva l’idea di rappresentare l’amore di Lucio per l’improvvisazione”, spiega Marcello Balestra, discografico per oltre 30 anni al fianco di Dalla e manager della sua etichetta Pressing Line, presentando a Milano il progetto.
In mezzo a chicche come ‘Ciao’ in francese, ‘Il mago pipo-pò’, ‘Amamus Deus’, ‘Unknown love’, ‘Sicilia’ e ‘Campione di Swing’, spicca certamente l’inedito ‘Starter’, del quale è stato diffuso anche un videoclip diretto da un altro collaboratore e amico di lunga data, Ambrogio Lo Giudice: “Il brano risale al periodo del tour ‘Work in progress’ con Francesco De Gregori – dice Balestra – E’ una delle tracce rimaste sul tavolo mentre lavorava al progetto successivo, nel 2010-2011: ci piace immaginare che sia andato a farsi un giro e noi stiamo finendo il suo lavoro. Si trattava di un pezzo formato, che andava sistemato più che altro nel mix. Ci abbiamo lavorato poi con Tullio Ferro, autore della musica, che ci teneva a completarlo: la struttura dell’arrangiamento c’era già, Ferro ha aggiunto il finale con l’aggiunta di quell’assolo di sax baritono”
All’incontro, come alle prossime attività della Fondazione Lucio Dalla, ha partecipato anche Walter Veltroni: “Lucio è stato per la musica quello che Fellini è stato per il cinema, irripetibile – ha detto Veltroni, ricordando l’amicizia e stima per Dalla – Aveva fantasia, era picaresco, coltissimo, curioso di tutto: era capace di introdurre nella musica quel che musica non era, fumetti, cinema, letteratura, sport, la coscienza italiana, la speranza e il sogno. E, come Fellini, era uno dei più grandi bugiardi mai esistiti, ma di quelli belli: magari il suo universo era inventato, ma diventava reale nella coscienza di ciascuno di noi, come ‘Moby Dick’ o ‘Don Chisciotte'”