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L’ULTIMO GRADINO: LA PERSONALITA’

Ci risiamo: il Napoli cade sul più bello, proprio ad un passo dal traguardo. Passano gli allenatori, da Mazzarri a Sarri passando per Benitez, cambia qualche giocatore, ma questo aspetto non muta. Dall’ occasione Champions con la Lazio, alla semifinale con il Dnipro, tutto nella scorsa stagione, fino alle partite con Villareal Juventus e Roma quest’anno ( senza dimenticare Udine e Bologna) il fil rouge sembra essere quello di una squadra che si smarrisce a pochi centimetri dalla linea.

Va chiarito subito che ormai da anni a questa parte il Napoli rappresenta la realtà più vincente del calcio italiano, naturalmente dopo la Juventus. Più volte sul podio, la società del Presidente De Laurentiis ha anche portato a casa due volte la Coppa Italia e una Supercoppa Italiana, oltre ad una semifinale di Europa League e un ottavo di Champions. Il tutto, con un bilancio sostanzialmente in ottime condizioni.

Tuttavia, arrivare ad un soffio dal superamento dell’ultimo scalino e non farcela con triste puntualità non può essere un caso. Tantomeno può essere casuale, riuscire ad essere tra le prime realtà italiane con continuità. Dunque, se la Società ha ben amministrato, la squadra è competitiva e gli allenatori , ciascuno con i propri pregi e difetti, non sono certo dei brocchi, dov’ è il problema?

Certamente la rosa va ampliata, e la partita di ieri ne è un’ulteriore dimostrazione. Non solo perché erano evidenti le difficoltà di Sarri nel trovare soluzioni adeguate in corso d’opera, ma soprattutto perché, pur avendo due risultati a disposizione, il Napoli non poteva permettersi di arroccarsi in difesa e ripartire, semplicemente perché le caratteristiche tecniche non glielo consentono. Inoltre non va dimenticata una cosa: nel primo tempo la Roma ha perso per infortunio sia Florenzi che Manolas, affiancato dal nazionale tedesco Rudiger, inserito ormai da tempo al posto di Castan. Ebbene, Spalletti ha potuto sostituirli con Zukanovic e Maicon. Se il Napoli avesse perso per infortunio Hysaj e Koulibaly, non avrebbe avuto la stessa scelta. Non va tra l’altro dimenticato che sulla panchina giallorossa erano presenti anche giocatori come De Rossi Strootman Dzeko Totti e Iago Falque.

Al netto del problema della rosa, resta tuttavia in piedi un altro aspetto, che ha avuto un peso maggiore rispetto alla questione degli obiettivi sfumati sul filo di lana: la mancanza di personalità. Forse delle figure dirigenziali di maggiore esperienza, soprattutto nella cura del rapporto tra calciatori e società, aiuterebbero nei momenti di difficoltà, ma i problemi sembrano soprattutto di campo. Quel carattere che purtroppo manca a molti calciatori azzurri, bravissimi sotto l’aspetto tecnico, ma carenti nel loro essere leader in campo. L’unico che possiede questa qualità in maniera chiara è Pepe Reina, con Higuain più leader di nervi. Soprattutto a centrocampo e in difesa, agli azzurri sembrano mancare dei riferimenti. Così, se i tratta di attaccare o  mettere in campo tecnica e cuore, non ci sono problemi. Quando si tratta di individuare delle guide nei momenti decisivi, si brancola nel buoi e ci si smarrisce. In fondo anche il gol di Nainngolan arriva per questo. Sull’assist di Totti si inserisce Maicon (hai detto niente, quanto a personalità) che serve Salah. A questo punto, gli azzurri poco lucidi vanno tutti sull’egiziano, perdendo le posizioni. L’attaccante della Roma trova Nainngolan tutto solo al limite dell’area, che poi è bravo a trovare l’angolo basso. Certo, ancora una volta il Napoli perde nel finale, in maniera poco fortunata, dopo aver avuto almeno due grandi opportunità con Higuain per far gol. Tuttavia, non può essere sempre colpa del caso, degli arbitri o della mala sorte.

Il Napoli ha l’obbligo di difendere i due punti di vantaggio sulla Roma in queste ultime tre giornate, contro Atalanta e Frosinone ( in casa) e a Torino contro i granata. Il secondo posto può valere fino a 47 milioni di euro: oro per le casse azzurre. Dopodichè, la Società dovrà fare l’ultimo passo, quello più difficile. Dovrà aprire l’ultima porta che ancora impedisce agli azzurri di diventare un grande club a tutti gli effetti. E’ stato fatto tanto, tantissimo. E’ arrivato il tempo di completare l’opera.

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