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L’umanità di Dio: un dono per la felicità dell’uomo, parla il teologo José María Castillo

Kierkegaard nel suo Esercizio del Cristianesimo sosteneva che Cristo, avvicinando Dio all’uomo, rende il messaggio divino più facile da recepire nei termini in cui l’uomo sentirebbe così la possibilità di emularne il comportamento. Dio abbassandosi al livello umano diventerebbe meno eroico, meno ultra e più terrestre, dimostrando così come l’etica cristiana sia effettivamente praticabile.  Si può dire in questo senso che l’umanità di Dio rappresenta un dono per la felicità dell’uomo nella misura in cui gli offre l’esempio del comportamento atto a raggiungere tale felicità dicendogli contemporaneamente che questo comportamento è nelle corde dell’uomo.

Sul tema de “L’umanità di Dio: un dono per la felicità dell’uomo” il teologo José María Castillo terrà una conferenza questo sabato, 21 febbraio, alle ore 18.00, al Centro “Alberto Hurtado” (in viale della Resistenza 27, Scampia, Napoli). L’evento sarà introdotto e moderato da Lorenzo Tommaselli. In questa circostanza Castillo presenterà il suo libro “L’umanità di Dio” (ed. La Meridiana) in cui, come sottolinea l’introduzione di Felice Scalia, l’autore ripone la salvezza dell’umanità nell’etica: “Gesù annuncia che, nel giudizio finale, l’elemento determinante per la salvezza non è il sacro, ma il profano. La lista di cose indicate da Gesù come decisive sono il mangiare, il bere, il vestire, la salute, l’accoglienza agli stranieri, la visita ai carcerati (Mt 25, 35-36)”.

Questioni terrene che fanno, dunque, del Cristianesimo qualcosa di meno religioso, meno sacro se per sacro si vuole intendere qualcosa di troppo distante, troppo alto da poter raggiungere: “Non chiuso cioè in pratiche di culto verso Dio come con un Essere, il più alto, il più potente, il migliore che si possa pensare, bensì come una nuova vita inconcepibile per il mondo, in un esserci per gli altri, partecipando così all’essere di Gesù”.

Per questa ragione è sempre più evidente come siano proprio gli ultimi, quelli che meno di tutti ci sogneremo di accostare alla Sacralità, ad essere in verità sacri a Dio: “In Gesù di Nazareth non è l’uomo ad essere divinizzato e reso grande, ma è Dio ad essere umanizzato e reso piccolo, fragile, povero. Se vogliamo accostarci al Mistero divino, non c’è da andare in cielo ma da frequentare le favelas e le periferie del mondo: veri inferni per tanta umanità, ma dove Dio oggi abita”.

 

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