In 30mila, secondo gli organizzatori, per «dire no a ogni fascismo e razzismo». È partito dietro uno striscione che recita queste parole il grande corteo di Macerata. Diverse le realtà sociali provenienti da ogni parte d’Italia, ma anche tanti maceratesi, che alla fine sono scesi in piazza. In marcia anche le bandiere di Legambiente, Libera, Arci, Fiom, No Tav, Potere al popolo, Anpi, Prc. Diversi manifestanti hanno un fazzoletto o una bandiera tricolore. «Rimettiamo le cose a posto – dice Laura- con la sua bandiera sulle spalle. Questo è il posto giusto per la bandiera italiana. Non lasciamola ai Traini d’Italia, questa bandiera è nostra».
Il corteo si è svolto in maniera del tutto pacifica. Unica nota stonata, qualche coro dei giovani dei centri sociali inneggiante alle Foibe, tragedia a cui proprio oggi è dedicato il Giorno del Ricordo. Cori che la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ha duramente condannato: «I cori che si sono sentiti inneggiare alle foibe sono scandalosi, calpestano morti innocenti e tradiscono gli ideali della Resistenza. Da presidente di una Regione che ha sofferto in carne e sangue la tragedia delle foibe e dell’esodo – ha sottolineato Serracchiani – condanno fermamente queste manifestazioni incompatibili con i principi della Costituzione».
Manifestazioni e sit-in analoghi sono stati organizzati in tutta Italia, da Milano a Palermo. Momenti di tensione a Piacenza dove alcuni antagonisti, armati di aste e sassi, hanno provato a forzare il cordone delle forze dell’ordine all’urlo di “Via fascisti e polizia” e “Ora e sempre resistenza”. Il corteo, che ha visto in prima fila alcuni manifestanti con i volti parzialmente coperti da sciarpe, e tutti con in mano i bastoni, ha sfilato per le vie del centro.
Il vescovo: ho pregato per le madri
«Il corteo c’è stato e grazie all’impegno di tanti tutto si è svolto senza incidenti», ha commentato il vescovo di Macerata, Nazzareno Marconi. «Non sono sceso in strada perché era un corteo “anti…”», spiega, «una manifestazione “contro” qualcuno e le sue idee ed io, per quanto ritenga sbagliata una idea, non posso essere “contro” la persona. Il mio modo di capire il Vangelo, mi fa sempre distinguere l’errore da chi sbaglia e se condanno l’ideologia fascista, così come l’ideologia comunista, cercherò di convincere chi le segue dell’errore, ma la parola “nemico” non fa parte del mio vocabolario».
Il vescovo prosegue spiegando di aver pregato per tre mamme, di cui condivide il dolore: la madre di Pamela, quella di Innocent Oseghale e la mamma di Luca Traini. «E ora che i riflettori si spegneranno – conclude il vescovo – noi restiamo a raccogliere i cocci e a ricostruire. A ricostruire la serenità delle famiglie, la capacità di incontrarci senza paure e senza aggressività, la volontà di accogliere e di lavorare per il bene comune».