«Porco, porco come puzzi». «Mo ti piglio a mazzate, oggi ti faccio male». Queste e tante altre le frasi che si sentono urlare nei video, che incriminano le maestre di Palma Campania. Non siamo per strada, ma in una scuola materna, dove tre insegnanti sono state arrestate con l’accusa di ripetuti maltrattamenti e umiliazioni ai danni dei bambini. L’indagine è stata possibile a seguito di una denuncia di una madre, che qualche mese fa aveva visto i suoi figli con alcune lesioni sul corpo. Dopo questa dichiarazione, i carabinieri avevano deciso di installare all’interno delle aule, alcune telecamere nascoste per documentare l’accaduto. Le immagini riprese hanno rilevato sessantasei episodi di violenza, “penalmente rilevanti”.
Quello che si scorge dai video è qualcosa che nessuno vorrebbe mai immaginare. Calci, pugni, insulti, tirate di capelli e di orecchie, scene di atroce violenza ai danni dei bambini, i più deboli, coloro che non possono difendersi, se non con la parola. In quella classe c’è anche una bambina disabile, che dalle riprese, compare sempre seduta su un seggiolone, emarginata completamente dal resto del gruppo, anche lei vittima di quest’inspiegabile violenza. A lei, una delle tre maestre, non le permetteva di giocare con i compagni, allontanandola, anche tirandole orecchie e capelli. I bambini di quelle immagini sono vittime innocenti di maltrattamenti e insulti ripetuti. Quei bambini sono vittime di un sistema scolastico, che dovrebbe proteggerli dalla crudele realtà che li circonda, che dovrebbe tutelarli e non “seviziarli”. Dov’era quel sistema, quando in classe si ripetevano simili episodi? Dov’era quel sistema quando anche in altre scuole italiane avvenivano analoghe torture? Perché donne, così aggressive, diventano insegnanti? Sono queste le domande che ci si pone, dopo aver appreso una simile notizia.
Sebbene le indagini siano ancora aperte, le immagini parlano chiaro, le tre maestre, Rosa Ambrosio, Giovanna Donnarumma e Carmela Graziano, attualmente agli arresti domiciliari, sono accusate di maltrattamenti aggravati. La legge seguirà il suo corso, intanto quei bambini malmenati, dovranno ricevere un supporto psicologico adeguato per poter superare quest’orribile vicenda.
Nel frattempo, però, la scuola con il suo sistema pagherà lo scotto dell’accaduto. Quella scuola, che dovrebbe essere, per un bambino, la prima tappa di avvicinamento alla realtà, che dovrebbe insegnare e educare, diventa, invece, un luogo in cui si ha il timore di entrare. E gli stessi insegnanti non devono limitarsi solo a svolgere le varie discipline didattiche, ma devono supportare i bambini nella creazione della loro identità, accompagnandoli nella fase più delicata delle loro vite, la crescita. Il sistema scolastico, quindi, dovrebbe avere un criterio di selezione dei propri docenti, più rigoroso e preciso, che sia in grado di scegliere professionisti seri, senza alcun problema. Perché è chiaro che chi si rende protagonista di queste barbarie, non è una persona “sana”, in grado di accompagnare i bambini nel loro percorso scolastico.
Questa scuola che non accoglie, ma allontana sempre più, una scuola per cui è difficile avere fiducia, deve cambiare. Ci si augura, che dopo il ripetersi di simili eventi, arrivi al più presto un sistema di controllo più adeguato a proteggere i bambini e ad allontanare ogni forma di violenza.