Gli specialisti dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo hanno scoperto che, nei bambini sotto i 10 anni, l’infezione da Covid-19 può scatenare il processo infiammatorio che genera la malattia
Più protetti degli adulti rispetto alle gravi forme di polmonite sviluppate in relazione al Covid-19 e apparetemente anche meno “infettivi”. Della relazione tra bambini e coronavirus si è molto scritto e parlato, il più delle volte senza la presenza di studi effettivi, ma basandosi sulla semplice osservazione dei casi riscontrati in questi mesi di pandemia. Adesso, un’ulteriore scoperta renderebbe plausibile il fatto che il virus possa causare anche altre patologie, attivando il sistema immunitario dell’ospite e scatenando una risposta infiammatoria che può interessare qualunque organo, anche a distanza di tempo dall’infezione.
E’ questo il caso dei bambini che in quest’ultimo mese si sono presentati al reparto pediatria dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, una delle città più colpite dalla pandemia da Covid-19. Qui, i pediatri si sono accorti che questi piccoli pazienti presentavano i sintomi di quella conosciuta come Malattia di Kawasaki, e che la quantità di casi arrivati in un mese corrispondeva a quelli visti nell’arco degli ultimi 3 anni. Poiché alcuni virus della famiglia dei coronavirus sono stati considerati già in passato dei possibili induttori di tale malattia infiammatoria, e ipotizzando pertanto una possibile relazione tra la Kawasaki e il nuovo Coronavirus, gli specialisti del Papa Giovanni XXIII hanno deciso di approfondire.
Malattia di Kawasaki: cos’è e quali sintomi ha
La malattia di Kawasaki si manifesta con un processo infiammatorio dei piccoli vasi sanguigni che colpisce i bambini al di sotto degli 8 anni. Scoperta circa 50 anni fa, ha cause sconosciute ma si suppone che sia dovuta a un’infezione o a una risposta immunologica anomala a un’infezione in bambini geneticamente predisposti. I sintomi tipici sono febbre prolungata, esantema, congiuntivite, infiammazione delle mucose e delle estremità. La complicanza più temibile è l’infiammazione delle arterie del cuore, che può causare delle dilatazioni aneurismatiche permanenti delle coronarie. La terapia adottata consiste nella somministrazione di immunoglobuline e acido acetilsalicilico, talvolta anche il cortisone. Se trattata tempestivamente e con un trattamento appropriato praticamente tutti i bambini guariscono dalla malattia.
Studiando in maniera più approfondita la casistica, pediatri e allergologi del papa Giovanni hanno individuato delle evidenti prove che collegano il nuovo Coronavirus alle manifestioni della succitata malattia negli ultimi due mesi. Peraltro, è stato osservato che i pazienti in questione hanno sviluppato delle forme più severe della malattia di Kawasaki, a carico dell’apparato cardiocircolatorio, al punto da richiedere cure intensive. Tale scoperta, che sottolinea però come solo una piccola minoranza di bambini che hanno contratto la SARS-CoV-2 (meno dell’1%) sviluppa la Malattia di Kawasaki, è documentata da uno studio scientifico che ha come primo firmatario il reumatologo Lucio Verdoni, insieme ai pediatri Annalisa Gervasoni, Laura Martelli e Maurizio Ruggeri, al cardiologo pediatrico Matteo Ciuffreda e a Ezio Bonanomi, responsabile della Terapia intensiva pediatrica, ed è attualmente in fase di sottomissione a un’autorevole rivista internazionale.