Cultura

«Malcolm & Marie», film in bianco e nero girato durante la pandemia, anche se ad emozionare davvero è «La nave sepolta» di Simon Stone

Su Netflix è arrivato il nuovo lungometraggio di Sam Levinson con Zendaya e John David Washington.

Sarà sicuramente ricordato come uno dei primi film realizzati in piena pandemia «Malcolm & Marie», nuovo lungometraggio di Sam Levinson appena approdato su Netflix.
Il lungometraggio è stato infatti girato tra fine giugno e inizio luglio dello scorso anno, all’interno di un’unica grande proprietà in California, in totale segreto ma con le approvazioni dei sindacati degli attori, registi e sceneggiatori americani.

La storia si basa sulle vicende di un regista, che ha appena vissuto la serata più importante della sua vita: la première del suo film è stata un successo e ora si prepara a festeggiare insieme alla sua compagna. Arrivati a casa, però, i due inizieranno a litigare in maniera sempre più feroce.

Ad ispirare la vicenda è stata un’esperienza vissuta da Sam Levinson stesso: durante una première del suo film precedente, «Assassination Nation», si era dimenticato di ringraziare la moglie, scatenando di lì a poco una vera e propria lite coniugale. Tra i punti di forza di questo lavoro infatti, c’è proprio il suo risultare realistico e credibile, con dialoghi ben scritti e ben gestiti da due protagonisti decisamente esperti: Zendaya, sempre più famosa nel panorama hollywoodiano, e John David Washington, diventato celebre dopo «Tenet» di Christopher Nolan.

Girato in bianco e nero, in pellicola 35 millimetri, «Malcolm & Marie» è un film che si ispira al cinema d’autore francese, in particolare a quello della Nouvelle Vague di inizio anni Sessanta. L’eleganza non manca, ma il reale obiettivo è attribuire un’aura autoriale a tutta l’operazione. Un po’ come il sentimentalismo che caratterizza la discussione tra i due personaggi, «Malcolm & Marie» è un prodotto che ha un discreto fascino ma è eccessivamente freddo e ripetitivo, tanto da faticare davvero tanto per coinvolgere gli spettatori.

Sempre su Netflix, ad emozionare maggiormente è invece «La nave sepolta» di Simon Stone con Carey Mulligan e Ralph Fiennes. Ispirato all’omonimo romanzo di John Preston del 2007, narra la vicenda degli scavi di Sutton Hoo, avvenuti nel 1939, una delle più grandi scoperte della storia britannica del XX secolo e non solo. La regia di Simon Stone riesce efficacemente a riprendere la relazione tra i personaggi e l’ambiente che li circonda, e soprattutto il fascino della scoperta. Sul finale si esagera un po’ con la retorica, ma per la maggior parte della visione, le emozioni trasmesse risultano sincere. Il grande lavoro del cast del cast ha contribuito a giungere ad un risultato sorprendente e superiore alle aspettative.

Su Apple Tv+ è previsto invece «Palmer» di Fisher Stevens con Justin Timberlake. L’attore interpreta un uomo che, dopo aver trascorso molti anni in prigione, viene rilasciato e cerca di rifarsi una vita. Il legame con un bambino potrebbe dare un nuovo senso alla sua vita. Più noto come attore che come regista, Fisher Stevens conferma i limiti che aveva già mostrato nel precedente «Uomini di parola»: il ritmo dato alla narrazione è scarso e abbondano i luoghi comuni, tanto nella descrizione dei personaggi quanto in una messinscena scolastica e didascalica. La prova di Timberlake è sufficiente, ma i momenti da ricordare nel corso del film sono davvero pochi ed è una pellicola che si dimentica in fretta al termine della visione.

 

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