Il pennello per dare spazio al linguaggio del sogno e proporre allo sguardo sfumature di stati d’animo, insolite associazioni e ambiguità evocative, tra la libertà formale dell’avanguardia e la tradizione russa ebraica orientale: il mondo di Chagall è protagonista a Mantova dove, a Palazzo della Ragione, è allestita fino al 3 febbraio la grande mostra “Marc Chagall come nella pittura, così nella poesia”, a cura di Gabriella Di Milia.
Tra i 7 teleri, tempere e gouache su tela di grandi dimensioni (eccezionalmente in prestito dalla Galleria Statale Tret’jakov di Mosca), esposti in Italia solo nel 1994 a Milano e nel 1999 a Roma, anche l’Introduzione al teatro ebraico: nel pannello, che occupava la parete sinistra della platea, si scorgono geometrie intersecate a settori curvilinei in cui, tra tinte che da scure si fanno chiarissime, trovano posto personaggi attivi nella realtà teatrale rappresentata. Ci sono gli attori, il critico Efros, il regista Granovskij e lo stesso Chagall, tutti ritratti in modo ironico per sdrammatizzare le difficoltà di un presente incerto.