La “Gioconda”, il celebre quadro di Leonardo da Vinci amato da migliaia di visitatori, secondo la testimonianza del pittore e architetto Giorgio Vasari, autore del “De Vitae”, dovrebbe ritrarre Lisa Gherardini, terza moglie di Francesco del Giocondo, nobile mercante fiorentino, che aveva commissionato a Leonardo il quadro, probabilmente per festeggiare la nuova casa e la nascita del secondo figlio.
Tuttavia, poi Pulitzer, un antiquario inglese, un antiquario il quale affermava che la Monna Lisa che noi tutti conosciamo era, in realtà, Costanza d’Avalos, nobildonna napoletana, figlia di Innico d’Avalos, machese del Vasto, nota alla storia per aver difeso con coraggio, nel 1503, l’isola d’Ischia dall’assalto dei francesi.
Versione che Marco Perillo, scrittore e giornalista partenopeo, riprende in “101 perché sulla storia di Napoli che non puoi non sapere” – il suo ultimo lavoro edito da Newton Compton Editori – una raccolta delle tante curiosità e aneddoti del passato, che servono però a interpretare il presente di Napoli. Nel libro, si narra che Costanza, la quale conosceva la letteratura italiana e latina e aveva addirittura scritto un poema sulla tragica morte del fratello Alfonso, era l’amante di Giuliano de’ Medici che, spinto dalla passione, aveva probabilmente chiesto a Leonardo un quadro che ritraesse la sua adorata, una delle dame più belle, più ammirate e celebrate del Rinascimento Italiano. Tuttavia, Perillo indaga e illustra, con dovizia di particolari, quello che “potrebbe essere”, perchè l’unica risposta risiede tutta lì, nel sorriso enigmatico di Monna Lisa, eterna custode di una verità che l’ha resa unica agli occhi del mondo.