di Mariano D’Antonio
Con la ripresa di settembre sta venendo in primo piano la riorganizzazione della politica di centro-sinistra, la nascita di un nuovo soggetto politico che raggruppi e coalizzi le forze che si oppongono al governo in carica, all’intesa tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
Fino ad oggi erano prevalsi tra gli oppositori del governo Conte-Di Maio-Salvini due orientamenti: l’orientamento dell’attesa (“lasciamoli governare e andranno a sbattere nelle contraddizioni, nell’inesperienza, nei disastri, che faranno rimpiangere agli italiani i governi di centro-sinistra”) e l’orientamento di un possibile accordo tra i successori di Renzi, Gentiloni e Grasso da una parte e dall’altra parte un’ala del Movimento 5 Stelle capeggiata dal presidente della Camera Fico, per rifare un nuovo governo aperto a sinistra.
Queste due ipotesi, quella di attendere il disastro del governo Conte-Di Maio-Salvini e quella di prepararsi all’uscita della Lega dal governo e all’afflusso della sinistra a sostegno di un governo monocolore del Movimento 5 Stelle, si sono dimostrate ipotesi velleitarie, evanescenti. Il governo in carica non dà segni di debolezza, la Lega si rafforza, i grillini arrancano ma resistono in attesa di tempi migliori, l’opposizione del Partito democratico e di Liberi e Uguali è sempre più messa ai margini.
Si riapre perciò la discussione a sinistra e si fa urgente il bisogno di un nuovo soggetto politico che raggruppi ovvero federalizzi le forze dell’opposizione.
A molti pare che questo nuovo soggetto politico unitario, composto da più partiti, movimenti, gruppi organizzati, che si alleano facendo fronte comune, debba avere alcuni caratteri nuovi rispetto al passato: debba essere riflessivo e partecipato.
Riflessivo: occorre che si svolga una riflessione seria, accurata, senza diplomazia, sui motivi della sconfitta che il centro/sinistra ha subìto alle recenti elezioni. Perchè Renzi e poi Gentiloni con i risultati pur notevoli ottenuti al governo del paese hanno perduto e hanno ceduto il potere ai 5 Stelle e alla Lega? Che cosa non ha funzionato? Dove abbiamo sbagliato in cinque anni? Cerchiamo di non disperdere l’analisi delle cause della sconfitta in singoli errori, se pur grandi, di scelte compiute dal centro/sinistra, errori nel referendum costituzionale, nella politica del lavoro, nella riforma della scuola, nella scarsa attenzione al Mezzogiorno (l’innovazione produttiva del progetto Industria 4.0 andava meglio combinata al Sud con sussidi e sostegno ai cittadini emarginati utilizzando di più il reddito d’inclusione).
Sono tutte questioni importanti sulle quali il PD, i suoi alleati e gli altri gruppi liberal e della sinistra non sono riusciti a consolidare i consensi degli elettori e sono stati sconfitti alle elezioni. Su tutto però si impone la questione del metodo col quale è stato ricercato il consenso dei cittadini. La questione della partecipazione alle scelte politiche.
Occorre riflettere sulla debolezza, sull’insufficienza del criterio dominante nella gestione politica: il criterio del leader carismatico, dell’uomo solo al comando. E’ un criterio insufficiente e pericoloso. Insufficiente perché alimenta il distacco dei cittadini dalle scelte politiche. Pericoloso perché può essere usato per creare il cosiddetto cerchio magico, cioè un gruppo privilegiato di collaboratori del leader, i quali diventano i suoi sostenitori acritici e contribuiscono a rassicurarlo piuttosto che a contrastarlo negli errori di valutazione e nelle scelte sbagliate che compie.
Se il leader carismatico è un criterio pericoloso di gestione della politica, non meno pericolosa è l’idea dei tanti capi corrente che controllano pacchetti di voti e postazioni di comando negli organismi di un partito e nei gruppi organizzati che si associano per governare l’Italia. La diluizione del potere non garantisce la selezione dei migliori talenti. Per vaccinarsi da queste tentazioni e dai luoghi comuni che le sorreggono, la medicina necessaria è dare voce e autorità, agli iscritti, ai simpatizzanti, ai cittadini comuni, curandone la partecipazione organizzata alle scelte politiche. Servono pure nei rapporti tra le persone rispetto e tolleranza, virtù che si conquistano o si rafforzano col tempo.
Agli inizi di questo mese di settembre purtroppo il panorama della politica nel centro-sinistra non è brillante. Il presidente della giunta regionale del Lazio Nicola Zingaretti ha annunciato di volersi candidare segretario del Partito democratico. Non si sa granché della sua personalità, del suo pensiero politico, dei suoi propositi per il futuro dell’Italia. Zingaretti è noto come un discreto amministratore di enti locali (Comune di Roma, Regione Lazio) ma niente di più. Finora l’indecisione dei leader della sinistra italiana ha impedito loro in gran parte di esprimersi sul futuro del PD e di un’eventuale coalizione di centrosinistra. Fa eccezione Carlo Calenda, ex ministro dello sviluppo economico nel governo Gentiloni, il quale ha annunciato di volersi candidare leader di un Fronte repubblicano, un raggruppamento che vada oltre il PD e si opponga al governo attuale che a suo avviso è un misto di “sovranismo e fuga dalla realtà”.
Calenda ha pubblicato un manifesto d’intenti del suo Fronte repubblicano, con cinque grandi priorità:
1. Tenere in sicurezza l’Italia sul fronte economico-finanziario (ribadendo la nostra adesione all’euro), sul fronte dell’immigrazione e nella collocazione internazionale (Alleanza Atlantica e Unione Europea)
2. Proteggere gli sconfitti, cioè lavoratori e imprese emarginati dalla concorrenza internazionale (ricorrendo al reddito d’inclusione e a nuovi ammortizzatori sociali per il lavoro; curando la gestione delle crisi aziendali provocate dalla concorrenza sleale straniera)
3. Investire nelle trasformazioni (formazione continua per accompagnare la rivoluzione digitale; proseguire il piano d’impresa 4.0; implementare la Strategia energetica nazionale; contratti di sviluppo e fondo centrale di garanzia per ricostituire al Sud la base industriale necessaria; lotta all’evasione fiscale e destinazione dei relativi proventi ad alleggerire le tasse, specie quelle sul lavoro)
4. Promuovere l’interesse nazionale dell’Italia nel mondo (partecipare alla costruzione di una Unione Europea sempre più forte nella dimensione esterna, cioè nella difesa, nelle migrazioni, nel libero scambio; mantenere una posizione intransigente sul dumping rafforzando le clausole sociali e ambientali nei trattati; favorire accordi di libero scambio per promuovere le nostre esportazioni)
5. Conoscere (un piano shock contro l’analfabetismo funzionale; estendere il tempo pieno in tutte le scuole; utilizzare il patrimonio culturale italiano per diffondere tra i giovani la bellezza e la conoscenza)
In sintesi, Carlo Calenda che proviene dal mondo delle professioni ed è poi cresciuto come uomo di governo, si è fino ad oggi dimostrato il personaggio più sensibile a costruire un’alleanza politica di centro-sinistra aperta e qualificata nei programmi da realizzare.
Pubblicato su Qualcosa di Napoli