Votiamo per le primarie del PD ma facciamolo in maniera tranquilla, discreta, senza cedere alla retorica del grande avvenimento. Auguriamoci che il vincitore delle primarie gestisca poi il Partito facendo spazio soprattutto ai militanti più virtuosi, generosi, pieni di energie positive, portatori di esperienze fatte nel sociale, tra i cittadini, specie tra quelli più bisognosi (i disoccupati, i pensionati con vitalizi modesti, i poveri, gli emarginati) senza trascurare gli elettori più dotati, professionalizzati, già avviati a promettenti carriere.
Auguriamoci che il vincitore non parli dei militanti anagraficamente più anziani come di persone da rottamare perchè ritenuti bloccati, senza rimedio, nelle loro esperienze del passato.
Auguriamoci che il vincitore non ceda alla tentazione di circondarsi delle persone che egli ritiene affidabili perchè condividono la sua politica, la sua leadership, le sue fortune personali.
Auguriamoci che i candidati i quali hanno perso le primarie, collaborino col vincitore e non si facciano prendere dalla tentazione di creare correnti e contrapposizioni, di aprire un’eterna corsa alla rivincita oppure magari di contrattare posticini e candidature per i propri seguaci.
Auguriamoci insomma che al seguito di chi ha vinto si apra una bella stagione di rispetto e di lealtà tra gli iscritti, specie tra i dirigenti; che finisca la tentazione di nuove scissioni dal ceppo comune, di dar vita a tanti partiti minori o minoritari, ognuno dei quali, spinto da una legge elettorale ultraproporzionale, mira a rappresentare una frazioncina dell’elettorato al tavolo della formazione del nuovo governo.
Auguriamoci poi che si riprenda il programma delle riforme completando quelle già avviate, affinandole e preparandone altre, ben sapendo che per fare una frittata è necessario rompere almeno un uovo ma è velleitario mettere tutte le uova in un solo paniere e spaccarle tutte assieme con un solo colpo.
Auguriamoci, quelli tra noi che credono alla suggestione dei nomi, che questo Partito democratico divenga un Partito del lavoro perchè il lavoro, l’energia dell’intelletto che guida le persone, è la risorsa distintiva di cui l’umanità dispone.
Pensiamo al futuro del lavoro nell’epoca dell’informatica, della rivoluzione digitale, un’epoca che richiede strategie complesse, con l’uso di più strumenti:
– il sostegno da fornire temporaneamente a coloro che perdono lavoro e reddito perchè spiazzati dalle nuove tecnologie;
– la diffusione di capacità professionali che favoriscano il reimpiego dei disoccupati;
– la riduzione dell’orario di lavoro per quanti trovano un impiego;
– il rafforzamento dei servizi sociali. della sanità in primo luogo, ma pure la promozione di cultura e di attività gratificanti per l’impiego del tempo libero dal lavoro.
Speriamo che il rinnovamento del Partito si diffonda dal Nord al Centro e pure al Sud dell’Italia; che i cittadini residenti nel Mezzogiorno, militando in un Partito rinnovato, si attivino per cambiare le istituzioni elettive locali (i Comuni e le Regioni); che pretendano onestà e competenza dai loro leader politici; che sfuggano alla suggestione di ritenersi sopraffatti e sfruttati dagli italiani fortunati i quali vivono e lavorano nei territori più ricchi; che non diano ascolto alle sirene dei demagoghi locali quando cercano di farsi strada nel Mezzogiorno propugnando una specie di separatismo all’incontrario, un leghismo dei meridionali opposto al leghismo dei settentrionali.
Mariano D’Antonio, economista ( x Qualcosa di Napoli)