Intervista in pillole a Massimiliano Manfredi, 43 anni, giornalista, deputato Pd e membro della Commissione Antimafia.
Napoli, cosa serve al Pd?
Un profondo lavoro di rifondazione. Le ultime elezioni dimostrano che ci siamo presentati nelle stesse condizioni, o addirittura peggiori, di 5 anni fa.
Una minoranza del Pd, rilancia il Mattarellum “corretto”. Che ne pensa?
E’ una discussione abbastanza curiosa e dentro ci vedo degli spiriti sinceri, ma anche tanta strumentalizzazione. Ritengo che l’Italicum possa essere modificato, ma se la modifica comporta l’introduzione del premio di coalizione, sono contrario.
Referendum Costituzionale: Lei sostiene il “Si”. Perché?
E’ questa una riforma che permette risposte in tempi certi per le leggi di iniziativa popolare e l’abbassamento del quorum per i futuri referendum, rapportandolo alla media dei votanti alle elezioni politiche. Si riequilibria, così, anche il numero di firme necessarie per le proposte referendarie. Da 500mila, soglia utile quando in Italia votavano appena 37milioni di abitanti, ad 800mila, oggi che superiamo i 50milioni di aventi diritto. Si amplia lo strumento di democrazia. Pare poco?
De Luca: quale direzione?
Mi pare abbastanza evidente che ci troviamo in una chiara inversione di tendenza rispetto ai 5 anni del passato, un lasso di tempo negativo e disastroso seppur coperto da una patina di finto ottimismo. Siamo di fronte ad un rinnovamento, basti pensare alle scelte sulla sanità: sta facendo nomine non di botteghe ma di alta qualità, ed è quello di cui ha bisogno il sistema sanitario campano; così come sono importanti i lavori di risanamento attuati da De Gregorio all’Eav. Ereditiamo pesanti macigni, ma la forza di De Luca è quella di non pensare al passato, ma guardare avanti. Quando giro i comuni, parlo con gli amministratori e sto tra la gente, vedo un consenso crescente e credo anche questa volta di non sbagliarmi, come quando in pochi, lo abbiamo sostenuto alle primarie, benchè oltre l’80% del partito fosse schierato con altri candidati.
Una battuta sul caso di cui si sta parlando in queste ore: i parlamentari morosi
Essere una comunità vuol dire innanzitutto rispettare le regole che comunemente ci si è dati, tutto il resto seppur ben motivato viene dopo, altrimenti la comunità non esiste o quantomeno non è tale davvero. Non voglio sindacare le scelte dei vari colleghi sulle modalità di versamento, non è mio costume e l’unica cosa importante è che si rispetti quanto concordato in partenza. Quello che non condivido, ma rispetto, e quello di non autorizzare la pubblicazione dei versamenti al partito per la parte concordata all’accettazione della candidatura e non mi riferisco a quello che ognuno fa per i circoli e associazioni in maniera aggiuntiva, queste sono scelte private che attengono al rapporto che ognuno di noi vuol avere con il territorio. Io dal primo anno ho firmato la liberatoria per la pubblicazione dei versamenti sia nazionali che locali a prescindere dalla mia capacità contributiva che non conoscevo. Perché ritengo che così come pubblicamente si chiedono i voti a cittadini, elettori e iscritti alle varie scadenze e’ giusto parimenti rendere pubbliche le scelte che si fanno grazie al loro consenso. Non ha senso accettare la pubblicazione dell’anagrafe patrimoniale per sé e per i propri congiunti sul sito della camera ogni anno, come molti di noi hanno fatto, e poi nascondere le scelte interne.