L’Onorevole Paolucci, da un anno ormai a Roma tra gli scranni di Montecitorio, sta percorrendo, in questi giorni, l’Italia Meridionale promuovendo, insieme con altre compagne e compagni di partito, la sua candidatura alle prossime europee che si terranno a fine mese. Ha ricoperto incarichi come funzionario del PCI ed è stato segretario dei DS di Napoli, assessore al comune di Napoli e commissario vicario ai rifiuti.
Onorevole, che idea si è fatto durante questi giorni di campagna elettorale?
«Ho notato, sentendo le persone che incontro in giro per le regioni del Sud, che il sentimento più diffuso è la rabbia. C’è chi ha provato a trasformare le elezioni in un derby tra Italia e Germania, ma non è così. Occorre avere ben distinti i conservatori, come la Merkel, dai socialisti rappresentati da Schulz».
Come pensa si possa fare per superare questo sentimento diffuso?
«Occorre cambiare le politiche economiche. Pensare che di fronte alla crisi mondiale si riparte facendo fare al mercato ci si sbaglia. Guardiamo ad esempio all’America e ad Obama che ha fatto ingenti investimenti pubblici che stanno aumentano consumi e lavoro».
I problemi del Sud non vengono solo dalla crisi, ma anche dall’inefficienza a sfruttare quegli strumenti che l’Europa mette a disposizione, penso ai fondi europei per esempio.
«Il modo di utilizzare i fondi europei da parte del Mezzogiorno rappresenta una vergogna nazionale. È inconcepibile che l’Europa ci dia soldi e noi li restituiamo, aggiungendo al danno la beffa di spendere anche male quelli che utilizziamo. Credo che devono essere spesi per creare occupazione e sviluppo, smettendola di ragionare con la logica di campanile che contrappone le città. A questo occorre però aggiungere una riforma europea che faccia si che gli investimenti non ricadano nel bilancio degli stati e di altri enti».
Ci sono però nel Mezzogiorno delle situazioni di eccellenza.
«Ci sono molte situazioni nelle quali il Sud esprime eccellenza soprattutto nel comparto agro alimentare. Purtroppo devo constatare che molto spesso chi fa produzione di qualità è solo ed è sottoposto a regolamenti stupidi che gli complicano la vita. Si deve dare forza a chi sceglie di fare questo tipo di produzione riprendendo ovviamente il grande tema del recupero ambientale».
Nel contesto nazionale c’è un altro grande problema che è quello della giustizia, che ne pensa?
«Credo che il vero tema non sia la condanna ma il recupero. In questi ultimi giorni, specie in parlamento, abbiamo ascoltato frasi da medioevo, senza capire che occorre il pugno fermo con i criminali e gesti di fratellanza con chi vuole recuperare. Le carceri non risolvono certo il problema. Dobbiamo cambiare il marchio del giustizialismo».
Infine una curiosità sul suo partito. Ha aderito al PSE ma ha perso il contributo di D’Alema da questa competizione.
«Sono contento che finalmente sotto il simbolo del PD c’è scritto Partito del Socialismo europeo. Sul mio amico D’Alema, non c’è dubbio che poteva dare un’ulteriore contributo alla lista, è ancora un punto di riferimento nazionale e non averlo candidato è stata un’occasione persa».