Qui ed ora

Massimo Troisi, 26 anni senza di lui. L’ultima maschera napoletana e il ricordo di Benigni 

Sembra di ieri la triste notizia della scomparsa di Massimo Troisi invece sono trascorsi 26 anni da quel 4 giugno 1994, quando l’artista si spense nella notte, a sole dodici ore dalla fine delle riprese de Il Postino. “Voglio fare questo film con il mio cuore” aveva dichiarato rispondendo alle sollecitazioni che lo volevano operato d’urgenza di trapianto cardiaco negli Stati Uniti. A Houston non è mai arrivato, lasciandoci a soli 41 anni.

Rappresentava e rappresenta ancora ora il classico umorismo napoletano in una maniera cosi naturale e spontanea da riuscire  a interpretare fatti di vita reale. Si esprimeva sempre e “solo” in un napoletano antico e dolcissimo, ma nonostante ciò il suo talento, la sua risata che entra nell’anima, la sua galanteria di una Napoli che forse non esiste più, l’hanno reso internazionale.

Soprannominato «il comico dei sentimenti» o il «Pulcinella senza maschera», Massimo Troisi è  considerato uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano. Poeta, sceneggiatore, attore per teatro, cinema e tv, comico, cabarettista, è tuttora uno degli artisti italiani di cui più si accusano l’assenza e il vuoto rimasto incolmato, una grande perdita culturale per tutti.

Da Ricomincio da tre (1981) a Pensavo fosse amore..invece era un calesse (1991), passando per Non ci resta che piangere (1984): dieci anni di attività registica per il cinema divisa in sei film, otto da sceneggiatore e dodici da attore, concludendosi con Il Postino (1994).

“Ha fatto più miracoli il tuo verbo di quello dell’amato San Gennaro”: così Roberto Benigni ricordò il grande e poliedrico Massimo Troisi dopo la sua morte, affidando i suoi sentimenti a una commovente poesia, che fu letta in tv da un Renzo Arbore commosso fino alle lacrime.

Non so cosa teneva dint’a capa;

intelligente, generoso, scaltro,

per lui non vale il detto che è del Papa,

morto un Troisi non se ne fa un altro.

Morto Troisi muore la segreta               

arte di quella dolce tarantella,

ciò che Moravia disse del Poeta

io lo ridico per un Pulcinella.

La gioia di bagnarsi in quel diluvio

di jamm, o’ saccio, ‘naggia, oilloc, azz!;

era come parlare col Vesuvio, era come ascoltare del buon Jazz.

“Non si capisce”, urlavano sicuri,

“questo Troisi se ne resti al Sud!”

Adesso lo capiscono i canguri,

gli Indiani e i miliardari di Holliwood!

Con lui ho capito tutta la bellezza

di Napoli, la gente, il suo destino,

e non m’ha mai parlato della pizza,

e non m’ha mai suonato il mandolino.

O Massimino io ti tengo in serbo

fra ciò che il mondo dona di più caro,

ha fatto più miracoli il tuo verbo

di quello dell’amato San Gennaro.

 

A cura di Emanuela Ribatti

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