In esclusiva per Linkabile, intervista al Sottosegretario di Stato al Ministero di Giustizia, del Governo Renzi, Gennaro Migliore. Napoletano, molto sensibile a temi riguardanti le dinamiche sociali territoriali, Migliore presenziando al Convegno “Carcere & Territorio, Da Dentro e Fuori… Il ruolo del volontariato”, ai nostri microfoni espone il suo pensiero, sulla pena detentiva, e il ruolo fondamentale dei volontari in tale ambito: Il ruolo del volontariato e’ presente gia’ da molti anni, e se non ci fosse, il nostro sistema carcerario, anche quello dell’esecuzione della pena, andrebbe in crisi irreversibile. I volontari che operano all’interno degli istituti carcerari, sono diverse migliaia, a testimonianza di un impegno civile che nel nostro paese non si e’ mai affievolito e che rappresenta la parte migliore di una comunita’ solidale, che si misura con quelli che devono essere gli aspetti, anche piu’ difficili, che spesso l’opinione pubblica tende a dimenticare se non a marginalizzare;
a precisa domanda, se i media abbiano un ruolo preponderante, sull’ opinione pubblica, il Sottosegretario e’ categorico: c’e una parte dell’opinione pubblica, che e’ molto fomentata da discorsi molto negativi, come “il buttate la chiave”, oppure di esercitare un funzione della pena molto punitiva; io penso che le persone che sono in carcere e che stanno scontando una pena, hanno compiuto un reato ed e’ quindi giusto che scontino questo periodo, che e’stato loro assegnato dalle leggi dello stato; la detenzione pero’ non puo’ essere uno spazio vuoto, un tempo sospeso, un luogo dove invece di maturare un tempo di reinserimento, come dice la nostra Costituzione, si matura un grande risentimento aumentando cosi anche la propria pericolosita’ sociale. Proprio per questo, le nostre strutture di volontariato, devono essere sempre piu’ in alleanza con le istituzioni, e noi dobbiamo essere in grado di favorire l’ingresso maggiore, piu’ costante, piu’ regolato dal punto di vista delle garanzie che devono avere le associazioni di volontariato all’interno dell’esecuzione penale. In questo senso credo che il concetto fondamentale nell’ alleanza sia questo; non deve essere mai sostitutiva l’attivita dei volontari rispetto a quella istituzionale, ma l’istituzione non puo’ mai essere priva del contributo di persone che grazie alla loro esperienza, la loro umanita’ riescono a creare dei legami che altrimenti, non sarebbero istituzionalizzati. Ricordiamoci che i volontari svolgono anche attivita’ di reinserimento lavorativo, attivita’ di volontariato artistico, quelle per il teatro, quelle che rappresentano anche percorsi di lettura, di sostegno alla formazione, che non possono essere affidati solo al Ministero della Pubblica Amministrazione, in tal senso noi ci troviamo di fronte ad un campo d’intervento molto positivo. Concludendo, il fine della rieducazione che prevede la Costituzione, e’ quello di abbassare la pericolosita’ dei soggetti che attraversano il periodo detentivo; se c’e qualcuno che pensa che bisogna fare del carcere uno strumento di afflizione, vi sta prendendo in giro e sta rendendo piu’ pericolosa la societa’. Noi dobbiamo abbassare il tasso di recidiva, cioe’ la possibilita’ che si commetta lo stesso errore. Sara’ piu’ bassa laddove l’esecuzione della pena e’ piu consona a quelli che sono i principi costituzionali; lo abbiamo visto nell’ esecuzione penale minorile, lo vediamo nell’esecuzione penale esterna, dove il tasso di recidiva e’ molto piu’ basso per coloro i quali, fanno questo tipo di esperienza. Non si tratta di violare il tema della pena certa, ma siccome la stessa deve essere certa nella durata e nella qualita’ della pena, noi dobbiamo esercitare questa funzione nel rispetto della costituzione”