Assistenza negata per i bambini di Napoli: Case-famiglia e Comune di Napoli: il pessimo stato dell’arte e la proposta per il futuro. Per definire la tematica e il mondo delle realtà che si occupano dei bambini e dei ragazzi a Napoli e in provincia è utile partire dalla terminologia: casa famiglia, comunità per minori, comunità educativa, centri di prima e pronta accoglienza, gruppi appartamento è un universo di servizi e tipologie specifiche che possiamo generalmente raggruppare sotto il termine di “servizi di accoglienza residenziale per minori”.
Questi servizi sono considerati “servizi indispensabili”, sia perché accolgono minori bisognosi di tutela, sia perché specifiche norme danno priorità ai servizi che conseguono a pronunciamenti dell’autorità giudiziaria come nel caso dei minori allontanati dalla famiglia dal Tribunale per i minorenni. La questione politica e la vertenza con il Comune di Napoli che ha affidato agli enti i servizi mantiene l’impegno del pagamento delle rette in modo continuo, si gioca su due piani, quello del passato, il debito accumulato e quello del presente/futuro cioè la stabilizzazione dei servizi.
La grave condizione in cui versano i servizi non nasce oggi: il Comune di Napoli, nei confronti degli enti gestori delle strutture di accoglienza ha accumulato un ritardo cronico di pagamento che si aggira intorno ai 34-36 mesi.
Restano oggi come debiti: residui 2008, 2009, 2010, tutto l’anno 2011, buona parte del 2012 e 2013 e il primo mese del 2014.
Perché questi pezzi sparpagliati? Perché parte delle spettanze non erano state previste nei bilanci e quindi resistono come debiti fuori bilancio, da approvare e trovare copertura finanziaria.
Perché c’è stato e permane un problema di lavorazione su molti atti, per cui quando c’è stata la disponibilità economica per velocizzare si è preferito pagare atti pronti anche se successivi e lasciare indietro quelli oggetto di valutazione anche se precedenti.
Quali questioni hanno impedito la lavorazione degli atti di liquidazione per le mensilità di annualità passate? Quando si tratta di mensilità riconosciute come debiti fuori bilancio bisogna attendere che la copertura economica individuata sia disponibile (es. se è stato coperto quel bimestre con la programmazione della vendita di un immobile, bisogna attendere che effettivamente l’alienazione sia effettuata e diventi liquidità erogabile). L’intero anno 2011 è stato sequestrato per molto tempo dalla Magistratura che indagava su illeciti che hanno portato al rinvio a giudizio per alcuni funzionari del comune e un responsabile di ente gestore di comunità, accusati di irregolarità negli invii dei minori e nella fatturazione… da tempo le carte sono tornate in possesso del servizio ma nessun dirigente fino ad oggi si è preso la responsabilità di metterci le mani. La conseguenza è che nessun ente è stato pagato, compreso chi non ha commesso illeciti e magari potrebbe dimostrare di essere per molti aspetti parte lesa insieme all’amministrazione del comportamento sbagliato degli accusati. C’è anche un problema sull’ammontare delle rette fatturate dalle comunità per gli anni precedenti alla regolamentazione comunale del settore (01/07/2012). cioè all’interno di un range definito dalla regione gli enti hanno fatturato come retta per l’accoglienza importi diversi, alcuni si sono attestati sulla soglia minima altri su quella massima, tutti giustificando la decisione a partire dal tipo di offerta messa in campo. All’epoca le fatture furono accettate dal comune, talvolta anche certificate; queste fatture dagli enti sono state anche cedute alle banche per ricevere anticipi, sui quali sono stati pagati interessi passivi. Oggi il Comune ritiene che le fatture (anche di anni precedenti) che eccedono l’ammontare della retta definita poi dalla regolamentazione comunale siano da considerarsi non congrue e quindi si rifiuta di metterle in pagamento o le paga nella misura delle retta normata lasciando la parte eccedente al contenzioso che non sappiamo come e quando troverà soluzione.
A tutto questo quadro storico aggiungiamo che da quando si è insediato Luigi de Magistris sulla poltrona di assessore al welfare si siano succeduti tre assessori diversi, Sergio D’Angelo, Tommaso Sodano che ha gestito la delega da vicesindaco e l’attuale Roberta Gaeta e su quella di dirigente del Servizio Politiche per i minori altrettanti dirigenti il che non ha aiutato la comprensione e la soluzione della questione.
Intanto nel solo 2013 nelle casse comunali sono arrivati circa 650 milioni di euro di aiuti di Stato (600 ai sensi del Decreto 35 “Pagamento dei debiti della P.A. alle imprese” e 50 ai sensi del Decreto 174 “Salva Comuni”) e la mancanza di atti lavorati non ha permesso di inserire questi debiti nelle programmazioni di pagamenti. Ora ci si trova nell’incresciosa quanto illegale situazione che servizi indispensabili come quelli attivi per i minori sono nei pagamenti ben più arretrati di qualsivoglia fornitore di Palazzo San Giacomo.
L’attuale assessore Gaeta ha motivato l’impossibilità di essere inseriti nelle suddette trance di pagamenti con la necessità di un sostanzioso e strutturato lavoro previo di risistemazione burocratica (le carte: accumulate, perse, mai registrate, mai lavorate) e con la necessità di rendere più efficienti gli uffici (spostamenti, integrazioni di personale), i due interventi finora hanno prodotto:
(i) una ricognizione dettagliata del debito verso le comunità che al 31 dicembre 2013 ammontava a circa 36 milioni di euro;
(ii) una riorganizzazione del servizio e una rinnovata procedura di rapporti tra gli uffici e gli enti gestori che non dovrebbe più permettere ritardi ed incertezze almeno per quanto attiene agli atti futuri.
Per quanto attiene ai pagamenti dei debiti ha assicurato attraverso un documento “programmatico di spesa” redatto e sottoscritto dall’assessore al bilancio Parla il 2 dicembre 2013: “per le somme dove è presente l’impegno di spesa ma non vi è ancora l’atto di liquidazione, l’Amministrazione comunale si impegna a destinare una somma di pari importo sulla prossima erogazione del Fondo di rotazione previsto dal D. L 174/2012 che sarà corrisposto all’accettazione del Piano di Riequilibrio Pluriennale. Gli atti di liquidazione dovranno essere lavorati dal Servizio controllo Spese entro massimo 90 giorni dalla ricezione. Per i pagamenti rientranti nel cronologico dei servizi indispensabili relativamente all’intero settore del welfare, saranno messi a disposizione entro il primo trimestre 2014 somme a bilancio comunale per € 5.000.000,00. Stesso importo sarà destinato nel secondo trimestre 2014. Entro il 31.12.14 l’Amministrazione si impegna, inoltre, a saldare gli atti di liquidazione “indispensabili e finanziati”, nonché quelli “non indispensabili” secondo l’ordine cronologico inviati in ragioneria entro il primo semestre 2014, per un importo massimo di 20.000.000,00 di euro. Le ulteriori somme che dovessero essere necessitare per il completamento dei pagamenti verranno stanziate nel successivo semestre. I Debiti fuori bilancio da riconoscere saranno pagati entro e non oltre 24 mesi dalla ricezione del relativo atto di liquidazione”.
La soluzione si agganciava cioè in primis all’approvazione da parte della Corte dei Conti del Piano di Riequilibrio e poi all’incasso conseguente della restante parte dei fondo del decreto “Salva Comuni”. Ora tutti sanno che il Piano è stato bocciato, che il Comune ha presentato ricorso ed è in attesa di una sentenza favorevole o di una soluzione politica della questione che potrebbe arrivare dal decreto Salva Comuni uno dei primi atti del Governo guidato da Matteo Renzi. Intanto le comunità per minori restano al palo. Paradossalmente, nemmeno si registra una significativa accelerazione nella produzione di quegli atti dovuti – soprattutto per quanto attiene all’anno 2011 – che, una volta (se) risolta la questione dei fondi statali bloccati, sono premessa all’effettivo pagamento.
Si immagina la beffa che si profilerebbe con un Comune “salvato” da fondi sbloccati che non possono essere utilizzati per le comunità perché – purtroppo – gli atti non sono ancora pronti.
Facciamo uno sforzo di correttezza e accenniamo a qualche prospettiva anche se, come è chiaro, il macigno del debito pregresso mette in questione assolutamente la sopravvivenza delle comunità.
Certo è che se almeno il Comune pagasse con regolarità il corrente (bimestralmente), le comunità potrebbero sussistere nel quotidiano e attrezzarsi per attendere la soluzione del debito.
Ma questa non sembra essere la soluzione all’orizzonte anche se si deve riconoscere all’assessore Gaeta che, per la prima volta nel bilancio previsionale 2013, sono stati appostati 13 milioni per le comunità facendo riferimento alla spesa storica (invece dei soliti 5 o 6 milioni), cosa che non produrrà facilmente lo sforamento della spesa e lo scempio dei debiti fuori bilancio. Resta ovviamente il dubbio sulla liquidità a disposizione del Comune per poter garantire un filo minimo ma continuo di risorse. È chiaro che assolutizzare il discorso economico è certo pregnante ma per certi versi limitante.
Dovremmo anche, se non di più, poter discutere su mission, organizzazione, metodologia, valutazione, in poche parole: qualità dei servizi di accoglienza. L’Assessorato ha messo a punto con scarso contributo, anche se richiesto, da parte delle organizzazioni del terzo settore, un documento – una sorta di linee guida – per i servizi in questione; questo testo è un ottimo punto di partenza per una discussione e una relazione finalmente nuova.
La paura è che se persisteranno le difficoltà e la non soluzione delle questioni economiche, quelle che chiuderanno saranno proprio le comunità che perseguono qualità, dignità nei rapporti di lavoro, presa in carico con il minore della famiglia di origine, e sopravviveranno o forse si arricchiranno quelle che operano “a tutti i costi”, “senza qualità né dignità”, “ sulla pelle dei bambini”.